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Cultura è avventura: 4 opere italiane che custodiscono storie avvincenti

Dai calchi di Pompei ai Bronzi di Riace, dalla Danae di Tiziano alla Reggia di Venaria, ecco le storie racchiuse in alcuni dei simboli più importanti del patrimonio culturale italiano, che ancora oggi si possono ammirare grazie agli interventi di conservazione e tutela realizzati con i fondi dell’Unione europea.
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A cura di Redazione
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Panoramica degli scavi di Pompei (Pixabay).
Panoramica degli scavi di Pompei (Pixabay).

Cultura è emozione, avventura e conoscenza. In Italia il patrimonio artistico e archeologico è talmente vasto che ogni giorno possiamo emozionarci, andare alla scoperta di cose nuove e conoscere meglio il nostro passato per arricchire il nostro futuro. Di esempi ce ne sono tantissimi: dai calchi di Pompei ai Bronzi di Riace, dalla Danae di Tiziano alla Reggia di Venaria, solo per citarne alcuni. Si tratta di luoghi in cui si sono svolte vicende avvincenti, spesso sconosciute al grande pubblico, ma dal valore universale; anche se hanno alle spalle migliaia di anni di storia sono parte integrante del nostro presente e possono ispirare il nostro futuro.

Ecco, di seguito, quelle più curiose. Se ancora non avete avuto la possibilità di ammirarle da vicino, non abbiate paura: il 2018 è l’anno europeo del patrimonio culturale e potrete approfittarne per andare alla scoperta del nostro patrimonio artistico e culturale con un occhio diverso, ricordando che proprio grazie ai finanziamenti comunitari è possibile apprezzare ancora oggi queste preziose testimonianze del nostro passato.

Pompei

Di storie su Pompei ce ne sono a bizzeffe. Molte di queste sono state raccontate al cinema o conosciute attraverso i libri di scuola, ma di certo vedere da vicino questo luogo, all’ombra del Vesuvio e dove il tempo sembra essersi fermato a duemila anni fa, prima cioè che l’eruzione del famoso vulcano trasformasse tutta la cittadina in un cumulo di cenere e lapilli, è tutta un’altra storia. Chiunque si addentri ancora oggi tra le stradine del sito archeologico a pochi passi da Napoli non può non restare rapito dalla visione dei famosi calchi, che sono una testimonianza degli amori, delle aspirazioni e delle paure dei nostri antenati. In poche parole, ogni corpo, ogni casa, strada e oggetto rappresenta una storia, che è ritornata all’antico splendore anche grazie al “Grande Progetto Pompei”, finanziato dall’Unione europea per un totale di 78 milioni di euro per il restauro dell’intera area. Qualche esempio? Di recente sono state effettuate analisi sul calco di due corpi intrecciati, trovati nella casa del Criptoportico. Un abbraccio, il loro, che, cominciato nell’ultimo istante della vita, dura ormai da millenni. Ribattezzati “Gli amanti”, le analisi del Dna hanno rivelato che non si tratta incredibilmente di una donna e di un uomo, bensì di due uomini. Alla luce di questa nuovissima scoperta, nessuno può dire che si trattasse necessariamente di due amanti, come avvenuto finora, ma potrebbero essere stati anche due fratelli, uno sui 18 e l’altro sui 20 anni di età.

Bronzi di Riace

Bronzi di Riace al Museo di Reggio Calabria (Wikipedia).
Bronzi di Riace al Museo di Reggio Calabria (Wikipedia).

Reggevano scudo e spada e rappresentavano dei o eroi. Nonostante gli studiosi abbiano cercato più volte di identificare i Bronzi di Riace e risalire ai loro autori, al momento abbiamo solo ipotesi e la presenza di due figure virili che hanno attraversato circa 2500 anni di storia per arrivare a noi. La datazione li colloca entrambi nel V secolo a. C. e come abbiano fatto ad arrivare sulle sponde calabresi è ancora un mistero. Nel 1972 un giovane sub romano rinvenne, a otto metri di profondità nel mare di Riace Marina, le statue dei due guerrieri. Fu una scoperta sensazionale, dovuta per caso alle aspirazioni esplorative di un appassionato di immersioni. È probabile che siano giunte sulle coste italiche dalla Grecia come bottino conquistato dai soldati romani che avevano occupato tutte le terre che un tempo appartenevano ai grandi popoli ellenici. Il Museo Nazionale di Reggio Calabria, dove sono custoditi ancora oggi, è diventato, attraverso un deciso intervento di ristrutturazione, ampliamento e riqualificazione, co-finanziato dall’Unione Europea, il più visitato del Sud Italia, dopo quello di Capodimonte a Napoli, contribuendo in maniera importante all’economia del territorio.

Danae di Tiziano

Danae di Tiziano Vecellio (Wikipedia).
Danae di Tiziano Vecellio (Wikipedia).

La Danae di Tiziano Vecellio è un’opera conservata nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli, anch’esso co-finanziato dall’Unione Europea, che racconta storia, miti e avventura. Nel dipinto, infatti, è raffigurata la singolare fecondazione di Danae, figlio del re di Argo Acrisio, rinchiusa in una torre di bronzo, da parte di Giove trasformatosi in pioggia d’oro. Un mix di erotismo e sensualità, in cui non manca la componente sentimentale, come dimostra la presenza di Cupido che mette il suo sigillo sulla storia d’amore tra i due amanti. La tela ha viaggiato tantissimo prima di stabilizzarsi nella città partenopea: cominciata a Venezia nel Cinquecento, è stata terminata a Roma, per poi finire a Parma, a Palermo e infine di nuovo all’ombra del Vesuvio. Trafugata da Hermann Goering durante la Seconda Guerra Mondiale, fu recuperata in Austria dopo la fine del conflitto e riconsegnata infine allo Stato italiano nel 1947. Un lungo viaggio da un angolo all’altro del Vecchio Continente che per fortuna è terminato proprio nel Belpaese, dove ancora oggi si può ammirare.

Reggia di Venaria

Esterno della Reggia di Venaria (Wikipedia).
Esterno della Reggia di Venaria (Wikipedia).

Nata per l’ozio dei regnanti, la Reggia di Venaria divenne piazza d’armi, caserma e fu poi luogo di bivacco e violenza gratuita dei vandali. La Reggia fu costruita a metà del XVII secolo dai Savoia come luogo di piacere e di caccia e proseguì fino alla fine dell’Ottocento attraverso una serie complessa di lavori per la costruzione di gallerie di servizio. Il panorama, rappresentato da fontane zampillanti, lussuose aiuole e statue, cambiò con l’arrivo di Napoleone, trasformandosi in una piazza d’armi, con cannoni, moschetti e cavalli schierati per la guerra. La Reggia svolse il ruolo di caserma anche nel corso della Prima e Seconda Guerra Mondiale, con il rischio di cadere in oblio dopo il '45, sotto l’azione di piccoli criminali, che lentamente la spogliarono di tutta la sua magnificenza. Nel 1997 diventò Patrimonio dell’Umanità Unesco e, a partire dal 1999, cominciarono i lavori per il suo recupero, promosso dall’Unione europea e curato dal MiBACT e della Regione Piemonte per un finanziamento totale di oltre duecento milioni di euro. Riaperta al pubblico nel 2007, dopo essere stata per otto anni il cantiere di restauro più grande d’Europa per i beni culturali, dopo due secoli di abbandono e degrado la Reggia di Venaria è oggi ai primi posti nel gradimento dei luoghi culturali italiani, con più di un milione di visitatori nel 2017.

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