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Crollo ponte Morandi a Genova

Crollo Ponte Morandi, Il padre di Giovanni Battiloro, morto a Genova: “Mio figlio è stato ammazzato”

In occasione dei funerali di Giovanni Battiloro, uno dei ragazzi di Torre del Greco morti a causa del crollo del Ponte Morandi, a Genova, il padre Roberto lancia una dura accusa: “Mio figlio non è morto, è stato ucciso perché lo Stato non ha tutelato i suoi cittadini”. Per Giovanni niente funerali di Stato, ma esequie nel suo paese natale.
A cura di Stefano Rizzuti
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“Ho parlato di omicidio di Stato, ho detto che mio figlio non è morto, è stato ucciso perché lo Stato non ha tutelato i suoi cittadini”. Una accusa pesantissima, lanciata da Roberto Battiloro, padre di Giovanni, uno dei quattro ragazzi di Torre del Greco, nel napoletano, morti in seguito al tragico crollo del Ponte Morandi, a Genova. Oggi a Torre del Greco si tengono i funerali di Giovanni e il padre del ragazzo ha voluto ribadire come non sia morto “solo mio figlio, sono morte 40 persone e stanno ancora scavando”. Per questo Roberto lancia una vera e propria battaglia, da portare avanti a partire da domani: “La mia sarà una battaglia perché oggi siamo qui a piangere i nostri cari, ma da domani dovremo trovare la forza, insieme a tutti quelli che mi aiuteranno, insieme all’Italia, per cercare che queste tragedie non succedano più, ma soprattutto che i morti non siano un numero, 29 o 30…”, dice commosso il padre della vittima del crollo del ponte.

Roberto ricorda come suo figlio e i ragazzi che erano in macchina con lui stavano andando in vacanza e hanno trovato “una morte assurda, senza nessuna colpa”. E spiega perché ha voluto che i funerali si tenessero nella cittadina campana e non a Genova: “Abbiamo voluto questi funerali a Torre del Greco, perché abbiamo sentito la cittadinanza vicina, abbiamo sentito soprattutto le istituzioni, il sindaco, e tutta la Rai che mi ha sostenuto”. L’uomo ringrazia il sindaco del suo paese, che “è stato eccezionale”, così come “il sindaco di Genova”.

Ma, allo stesso tempo, punta il dito “non solo contro il destino beffardo, ma soprattutto contro chi non ha pensato che su quel punto ci potesse essere un figlio e quindi ha avuto la leggerezza, per interesse, per occorrenza, per convenienza, di non fare nulla”. A chi gli chiede se ha parlato anche con altre istituzioni, Roberto risponde: “Mia figlia ha avuto un problema con Salvini al quale ha chiesto di rilasciare le salme per venire giù perché non era facile averle. Non è che Salvini non voleva, ma comunque c’erano dei funerali di Stato e chiaramente io e gli altri abbiamo pensato non potesse essere normale trasportare la nonna di 100 anni, la zia di 89 a Genova, quindi abbiamo preferito portarli nella nostra terra. Mio figlio, tra i tanti, era una persona molto radicata, lavorava come ambientalista, non solo come videomaker, come giornalista pubblicista, era una persona molto radicata in questo territorio e ho voluto portarlo qui”.

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