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Istat, crescita rivista al ribasso: nel 2018 Pil al +0,9%. Sale il debito pubblico, mai così alto

Il Pil del 2018 viene rivisto al ribasso dall’Istat: si ferma allo 0,9%, contro l’1% previsto dal governo. Sale, invece, il debito pubblico raggiungendo il 132,1%: non è mai stato così alto. Il rapporto tra deficit e Pil è al 2,1%, in miglioramento rispetto al 2017. Per quanto riguarda l’occupazione, a gennaio si registra un miglioramento dello 0,1%, soprattutto per i dipendenti permanenti.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’economia italiana rallenta. Nel 2018 la crescita è stata dello 0,9%, in netto calo rispetto al +1,6% del 2017. A comunicarlo è l’Istat, sulla base di dati più approfonditi, rivedendo al ribasso la stima preliminare di aumento del Pil, prevista all’1%. Il nuovo dato è quindi inferiore rispetto a quanto preventivato dal governo a fine dicembre. Altro dato preoccupante per l’economia italiana è quello sul debito pubblico, che nel 2018 è salito al 132,1%, contro il 131,3% del 2017. A dicembre le previsioni del governo parlavano di un debito al 131,7%. Stando ai dati dell’Istat, il debito pubblico si è attestato al livello più alto mai raggiunto, superando il precedente picco registrato nel 2014 con il 131,8%. Nel 2018 il debito delle pubbliche amministrazioni è aumentato di 53,2 miliardi, salendo così a 2.316,7 miliardi.

Il rapporto tra deficit e Pil si è attestato invece al 2,1%, in miglioramento rispetto al 2,4% del 2017, anno in cui si erano registrati anche gli effetti dei salvataggi delle banche in crisi. Le previsioni del governo, anche in questo caso, erano state più ottimistiche, con un deficit per l’anno pari all’1,9%. In ogni caso, il livello del 2018 è il più basso dal 2007.

Il peggioramento del Pil nel 2018 è dovuto soprattutto al ridimensionamento della domanda interna e, in particolare, dei consumi. La spesa delle famiglie è cresciuta lo scorso anno dello 0,6% contro il +1,5% del 2017. Frena anche l’export, cresciuto dell’1,9%, contro un +5,9% dell’anno precedente. Diminuiti anche gli investimenti. Per quanto riguarda la pressione fiscale, misurata in rapporto al Pil, il dato è rimasto stabile al 42,2%, come nel 2017. Il governo aveva invece previsto un dato al 41,9%.

I dati sull’occupazione

L’Istat fornisce anche i dati riguardanti l’occupazione. Dopo la stazionarietà di dicembre, si segnala un lieve aumento a gennaio, soprattutto grazie alla crescita dei dipendenti permanenti. Nel primo mese del 2019 si segnala un aumento dell’occupazione dello 0,1% rispetto al mese precedente, ovvero 21mila unità in più. Cresce il lavoro stabile con 56mila dipendenti fissi in più, mentre si registra un calo dei dipendenti a termine (16mila in meno) e degli autonomi (19mila). Stabile il tasso di occupazione al 58,7%. C’è, però, da segnalare che l’aumento dell’occupazione riguarda solamente gli uomini: sono 27mila gli occupati di sesso maschile in più, contro le 6mila donne in meno.

Il tasso di disoccupazione è rimasto al 10,5%, come a dicembre. Ma è salito tra i giovani, arrivando al 33%, lo 0,3% in più rispetto a dicembre. La crescita dell’occupazione stabile a gennaio si osserva anche nel confronto trimestrale e annuale. Su base tendenziale è la prima variazione positiva da ottobre 2017. Su base annua l’occupazione è cresciuta di 160mila unità a gennaio: 126mila i dipendenti a termine in più, ma anche 29mila dipendenti permanenti in più. Crescono, infine, anche gli autonomi (+6mila).

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