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Crac da 4 miliardi del gruppo Marenco, 51 indagati e sequestro di 107 milioni

Cinquantuno persone sono state denunciate per il fallimento delle società facenti capo a Marco Marenco, imprenditore del gas ed ex patron del marchio di cappelli Borsalino. Gli avvisi sono stati notificati alla chiusura delle indagini, condotte dalla Gdf di Torino e Asti. Accertato un crac societario di oltre 4 miliardi e condotte distrattive per 1 miliardo e 130 milioni.
A cura di Susanna Picone
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Cinquantuno persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Torino e Asti nel corso delle indagini sul fallimento delle società facenti capo a Marco Marenco, imprenditore del gas ed ex patron dello storico marchio di cappelli “Borsalino”, azienda di Alessandria fallita e poi passata in altre mani. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta ai danni di dodici aziende del gruppo, operanti nei settori dell’import-export di gas naturale e della produzione di energia elettrica. Una colossale bancarotta fraudolenta seconda in Italia solo a quella di Parmalat. Sono stati anche sottoposti a sequestro preventivo beni per un valore complessivo pari a 107 milioni di euro. Dalle indagini, condotte congiuntamente dai Nuclei di Polizia economico-finanziaria di Torino e di Asti e coordinate dal Procuratore della Repubblica di Asti, è emerso un crac societario di oltre quattro miliardi di euro e  condotte distrattive per circa un miliardo e 130 milioni di euro. Gli illeciti ipotizzati nei confronti degli indagati sono reati tributari, truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e, bancarotta fraudolenta aggravata.

Cosa è emerso durante la complessa attività investigativa – Nel corso delle indagini è emerso che il denaro, le partecipazioni e i beni sottratti venivano impiegati in operazioni infragruppo e successivamente trasferiti all’estero, mediante compravendite fittizie. Nel corso dell’inchiesta è emerso anche che alcuni dei responsabili utilizzavano dispositivi telefonici criptati e si avvalevano della collaborazione di pubblici ufficiali, anch’essi individuati e a vario titolo indagati per corruzione, favoreggiamento e accesso abusivo a sistemi informatici, che garantivano a Marenco e ai propri familiari servizi di sicurezza, oltreché il reperimento di notizie circa lo stato delle indagini.

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