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Così si sbriciola la Lombardia (e Maroni e i berluschini)

Se l’arresto di Mantovani conferma per l’ennesima volta che Forza Italia in Lombardia è spesso un’accolita di affaristi svela però anche un’inettitudine nel controllo e sbriciola il mito dell’abilità di essere sceriffo di Maroni e i suoi. Gli arresti di oggi in Lombardia sono il segnale chiaro che in Lombardia sembra che tutto cambi ma niente cambia. Un gattopardismo che da azzurro è diventato verde senza cambiare le proprie abitudini peggiori.
A cura di Giulio Cavalli
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Era un capolavoro politico la vittoria di Maroni alla presidenza della regione Lombardia dopo le macerie lasciate dal suo predecessore Roberto
Formigoni. L'assemblea regionale diventata famosa per i "fenomeni" Renzo Bossi e Minetti, gli arresti, lo scandalo dell'ospedale San Raffaele, l'arresto per voto di scambio dell'assessore alla casa Domenico Zambetti e poi le infiltrazioni mafiose avevano ridotto il formigoniano "modello" Lombardia ad un clan di malfattori. E solo un centrosinistra timido poteva riuscire (com'è riuscito) a perdere le elezioni: così Maroni, l'uomo che aveva "ripulito" la Lega, quello che per tradizione orale è stato investito dall'aurea di "ottimo Ministro dell'Interno" è diventato Presidente della Regione. "Cambierà tutto" aveva promesso il leader leghista dopo avere portato avanti una campagna elettorale in cui più di una volta non aveva nascosto la propria distanza dai modi e gli uomini formigoniani e non risparmiando le critiche ai poteri coagulati intorno alla sanità lombarda.

I lombardi (molti) gli hanno creduto: basta lasciare intendere una punta di rinnovamento oggi per diventare credibili nonostante il proprio passato. E così la Lega Nord dei diamanti e di Belsito è diventata pulita grazie al trucco maroniano e così anche i potenti di Forza Italia sembrava che dovessero stare alle imposizioni del nuovo governatore. Anche alcuni membri dell'opposizione in Consiglio Regionale sottovoce mi dicevano che "con Maroni è diverso", che "farà un po' di pulizia" e davvero veniva da pensare quanto sia stato abile nel convincere non solo i suoi ma addirittura nell'intimidire gli oppositori. Ora con l'arresto del vice presidente Mario Mantovani il danno politico però deflagra ancora più forte: a Maroni avrebbero perdonato un'amministrazione magari stentata, avrebbero concesso qualche incertezza nella sostituzione dei centri di potere però non lasceranno passare un arresto così importante e proprio sotto i suoi occhi, per di più ancora nel campo della Sanità. Se l'arresto di Mantovani conferma per l'ennesima volta che Forza Italia in Lombardia è spesso un'accolita di affaristi svela però anche un'inettitudine nel controllo e sbriciola il mito dell'abilità di essere sceriffo di Maroni e i suoi.

Gli arresti di oggi in Lombardia sono il segnale chiaro che in Lombardia sembra che tutto cambi ma niente cambia. Un gattopardismo che da azzurro è diventato verde senza cambiare le proprie abitudini peggiori. E ora? In via Bellerio stanno di sicuro già studiando la drammaturgia per inscenare una sterzata che probabilmente avrà la solita forma del rimpasto di Giunta ma che non farà altro che allungare la zoppia prima di una caduta inevitabile. Salvini potrà, com'è il suo stile, rinforzarsi uccidendo l'ennesimo padre nobile della Lega e probabilmente in molti ci cascheranno ancora: la classe dirigente lombarda negli ultimi dieci anni è risultata "potabile" soprattutto con la promessa di cambiare passo e questa inevitabilmente è una pessima notizia per chi persegue una buona amministrazione più che una fulgida campagna elettorale. La Lombardia è sempre la stessa, uguale a se stessa e fa niente se anche il premier Renzi ha dovuto "lisciare" Maroni e i suoi per rivendere Expo come successo politico: la Lombardia riparte, continuavano a ripeterci, e invece ora forse è tempo che torni.

Cosa serve ancora per spazzare via questa classe dirigente lombarda? La Procura, solo quella. Solo gli arresti sono riusciti a condizionare degli equilibri politici di una regione che non riesce a spezzare le catene della corruzione. Com'è successo oggi e come (c'è da scommetterci) succederà ancora. Perché l'opposizione, in Lombardia, quella sembra continuare a non scalfire.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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