Abbiamo incontrato Riccardo Barchielli, partigiano e patriota: "non ho paura della morte, quello che mi dispiace è non vedere i giovani più incazzati". Abbiamo incontrato Barchielli Riccardo a Montelupo fiorentino, in una frazione chiamata Fibbiana. Il nostro appuntamento era "alla casa del popolo, perché io di solito fisso sempre lì", come ci ha spiegato al telefono.
E quella mattina di pochi giorni fa è arrivato in anticipo, Riccardo, ed è arrivato in bicicletta, questo vecchio dalla voce rauca e fiorentinissima. Ed è con quella voce, qualche volta strozzata dai sospiri, qualche altra dalle risate, che abbiamo ascoltato la melodia della sua intervista. Una chiacchierata su un'altalena, partendo da ieri e intrecciando "fischia il vento" e la mamma anarchica-contadina, che cantava "con le budella dell'ultimo prete strozzeremo il Papa e il re".
Oggi, 25 aprile 2013, sono le sue ultime parole, quelle con cui ci siamo salutati, che ci suonano in testa e ci piacerebbe vi accompagnassero durante questa giornata, come augurio per l'oggi e i prossimi giorni:
"Molti pensano che il 25 aprile sia una festa comunista, ma sbagliano. Il 25 aprile è una festa di tutti. E dovrebbe essere una festa anche per quelli che quel giorno lottavano dall'altra parte, perché i giovani com'ero io a quel tempo conquistarono la libertà anche per loro".