Corte dei Conti: “Rinegoziare l’8×1000 alla Chiesa Cattolica”
In una delibera pubblicata ieri la Corte dei Conti ha chiesto al Governo italiano di rinegoziare il sostegno finanziario destinato alle confessioni religiose e di modificare entro 6 mesi la legge. Parliamo dell'8 per mille, che secondo la magistratura contabile – malgrado "la fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo" – viene viene sempre più generosamente erogato e non rispetta i "principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza". A dimostrarlo sono i numeri: se nel 1990 i finanziamenti erano di 290 milioni di euro quest'anno sono lievitati arrivando a 1 miliardo e 280 milioni
Secondo la Corte dei Conti i beneficiari ricevono una quota superiore a quella espressa dai contribuenti. Su questo aspetto in particolare "non vi è un’adeguata informazione, benché coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con un’opzione esplicita i fondi vengano assegnati". Nella fattispecie la Chiesa Cattolica nel 2011 ha ottenuto l'82,2% dei fondi totali, per un ammontare di 1miliardo e 118 milioni di euro. Peccato che i contribuenti avessero indirizzato il loro contributo alla Chiesa però solo nel 37,9% dei casi. Lo Stato, scelto dal 6,14% dei cittadini, ha invece ottenuto il 13,3% (170,3 milioni di euro), le Chiese avventiste lo 0,18% (2,1 milioni), le Assemblee di Dio in Italia lo 0,25 (1,1), i Valdesi il 3,22 pari a 12,1 milioni (ma quest’anno sono 40,8), la Chiesa luterana lo 0,32 pari a 3,1 milioni, l’Unione delle comunità ebraiche lo 0,43 (4,7 milioni, 5,4 quest’anno).
La magistratura contabile spiega dunque come i fondi pubblici alle confessioni religiose "risultano ingenti, tali da non avere riscontro in altre realtà europee, avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno. Nonostante ciò, la possibilità di accesso ai fondi per molte confessioni è oggi esclusa per l’assenza di intese, essendosi affermato un pluralismo confessionale imperfetto". A ciò si aggiunga che non vengono effettuate neppure "verifiche sull’utilizzo dei fondi, nonostante i dubbi sollevati dalla parte governativa della Commissione paritetica Italia-Cei su alcune poste e sulla ancora non soddisfacente quantità di risorse destinate agli interventi caritativi".