Contratto di governo: in un anno l’esecutivo Lega-M5S ha mantenuto circa una promessa su dieci

Nel creare un esecutivo con il Movimento Cinque Stelle, il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva specificato che non si trattasse di un'alleanza politica, ma di un "contratto di governo su punti specifici". Ad un anno dall'insediamento giallo-verde a palazzo Chigi, Pagella Politica ha pubblicato "Traccia il Contratto", un report che verifica se le promesse fatte dal governo siano effettivamente state mantenute. Definito anche "promessometro", il progetto del sito dedicato al fact-checking politico ha preso in esame 317 impegni presi da Lega e M5S e per ognuno di questi ha compilato una scheda che spiega nel dettaglio ciò che è stato realizzato e ciò che è invece non è ancora andato oltre le parole.

Oltre che dai numeri e dalle fonti ufficiali, ogni promessa è anche affiancata da un verdetto riassuntivo per cui può essere: mantenuta, non mantenuta, in corso oppure compromessa, nel caso in cui l'esecutivo abbia fatto l'opposto rispetto a quanto indicato alla firma del contratto. In generale, al momento sono state realizzate 37 promesse, quasi il 12% di quelle fatte. Ciò significa che è stato portato a termine un impegno preso ogni dieci giorni: procedendo con lo stesso ritmo, indica Pagella Politica, a fine legislatura verrebbe completato circa il 60% di quanto riportato nel contratto. Per quanto riguarda invece 129 promesse, circa il 40%, il governo ha preso qualche provvedimento o ha iniziato una discussione in sede di Parlamento, ma è ancora distante da una conclusione definitiva. Per quasi la metà degli impegni presi, cioè 143 questioni, non è ancora stato fatto niente, mentre su 8 punti, il governo ha fatto il contrario di quanto assicurato, "compromettendo di fatto il rispetto della parola data agli italiani". Ma vediamo nello specifico queste promesse.

Impegni portati a termine e lavori in corso

Cominciando dalle promesse mantenute, spiccano due cavalli di battaglia di Lega e M5S: quota 100 e reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda la riforma pensionistica, stanziando un fondo da 20 miliardi di euro per i prossimi 3 anni, il 17 gennaio 2019 il governo di Giuseppe Conte ha effettivamente introdotto il diritto a raggiungere la pensione attraverso un sistema di quote, abolito nel 2011 dalla legge Fornero. Nello stesso giorno, il Consiglio dei ministri ha anche approvato la riforma di reddito minimo garantito, approvata dal Parlamento a marzo. I campi in cui sono stati portati a termine gli impegni presi sono molteplici e diversi fra loro: per quando riguarda la sicurezza, ad esempio, sono stati aumentati i fondi destinati alle forze dell'ordine, per la lotta alla corruzione è stato disposto un potenziamento delle intercettazioni, e in tema di giustizia rapida ed efficiente è stato revisionato il rito abbreviato. Come assicurato, sono aumentate le verifiche per le attività collegate all'accoglienza, così come è stata richiesta più trasparenza nella gestione dei fondi destinati all'immigrazione ed è invece stata aumentata la protezione del rifugiato nel Paese di origine. In materia di fisco, invece, è stato dato il via libera  alla pace fiscale, nonostante le polemiche che accusavano la misura di essere un maxi condono. Riguardo ai tagli dei costi della politica è stato ratificato il taglio delle pensioni d'oro, tema caro ai ministri pentastellati.

Anche i campi in cui è stato mosso qualche passo sono molteplici, dalle nuove nomine e la lotta al precariato in sanità e istruzione alla revisione della politica agricola comunitaria e il sostegno alle piccole e medie imprese. Lavori in corso anche riguardo a tematiche su cui si è già arrivati a qualche conclusione: per quanto riguarda i tagli ai costi della politica, è ancora in fase di discussione la riduzione di deputati e senatori, mentre in materia di immigrazione ci si sta ancora occupando delle politiche di rimpatrio e dell'espatrio per i richiedenti asilo che commettono reati. Dibattito ancora lontano dalla conclusione anche per la TAV e per il rilancio di Alitalia. È stato fatto qualche passo per quanto riguarda il contrasto al cambiamento climatico, la riforma ed espansione della normativa in fatto di legittima difesa e nella lotta all'evasione fiscale.

Le promesse non mantenute

A fine maggio non è ancora stato fatto nulla in molti campi, anche prioritari per i due alleati di governo, come possono essere la flat tax per la Lega e la legge sul salario minimo o sul conflitto di interessi per i Cinque Stelle. Anche molte delle promesse del Carroccio in tema di immigrazione non sono ancora state mantenute, come ad esempio il superamento del regolamento di Dublino e il ricollegamento obbligatorio dei migranti verso altri Stati Ue. Lo stesso vale per la riconsiderazione in sede Ue di vincoli e direttive e la ridiscussione dei trattati sul deficit con Bruxelles.

Per quanto riguarda i punti in cui non solo non si è ancora rispettato quanto affermato, ma si è andati nella direzione contraria, Pagella Politica indica fra questi la fine delle sanzioni alla Russia (che sono state invece riconfermate, l'ultima volta lo scorso marzo), le accise sulla benzina (che non esistono più singolarmente, e che la legge di Bilancio 2019 ha incrementato a partire dal 2020), la riduzione della pressione fiscale (aumentata a gennaio di quest'anno), e la questione dell'aumento dell'Iva (per cui una clausola della legge di Bilancio prevede un incremento per il 2020 e il 2021 invece di evitarlo).