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Consulta, Violante rinuncia e accusa: “Deriva che offende le istituzioni”

Luciano Violante rinuncia alla propria candidatura per la Corte Costituzionale. Scrive, in una lettera al Corriere della Sera, ai “Signori e Signore del Parlamento” di una “deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone”.
A cura di Susanna Picone
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Luciano Violante ha annunciato la sua decisione di rinunciare alla propria candidatura per la Corte Costituzionale scrivendo una lettera aperta al Corriere della Sera. Una missiva attraverso la quale l’esponente del Pd non evita di sottolineare come quanto sia successo sia una “deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone”. Violante scrive, infatti, ai “Signori e Signore del Parlamento” e invita a “scegliere altra personalità ritenuta più idonea a ottenere il consenso necessario”. Nella lettera pubblicata dal Corriere della Sera, l'ex presidente della Camera scrive che il protrarsi della indecisione sta producendo discredito delle istituzioni parlamentari, ringrazia anche i parlamentari che lo avevano finora votato ed invita appunto il Parlamento a fare un'altra scelta. Lo fa rimarcando che “nessun Paese può tollerare per troppo tempo una vita parlamentare frenata da ribellismi e forzature”.

Consulta, si continua a trattare sui nomi

Violante nella sua lettera scrive che le leggi sono inefficaci senza i buoni costumi, “che impongono comportamenti misurati e lungimiranti soprattutto quando sono in questione le nomine di organi di garanzia”. Violante invita dunque a decidere rapidamente e responsabilmente “restituendo alla politica l’autorevolezza che le spetta in una democrazia funzionante”. L’elezione di due giudici laici alla Corte Costituzionale sta bloccando da settimane i lavori del parlamento, finora 20 sedute sono terminate tutte con una fumata nera. Nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum richiesto, con scambi di accuse tra Partito Democratico e Forza Italia. E si continua a trattare sui nomi: il Pd ha sempre sostenuto la candidatura di Violante, ma negli ultimi giorni il premier ha teso la mano al Movimento 5 Stelle che nel frattempo ha accusato Renzi di volere una “trattativa segreta”.

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