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Confimprese contro M5S: “Con negozi chiusi la domenica a rischio 400mila posti di lavoro”

Il progetto di legge del sottosegretario Davide Crippa, che prevede il ritorno delle chiusure festive e domenicali per gli esercizi commerciali, non piace a Confimprese: “Se la proposta del Movimento 5 Stelle dovesse diventare legge, il messaggio sarebbe chiaro: le aziende saranno costrette a licenziare, l’intero comparto perderà 400mila posti di lavoro e il 10% del fatturato, sarebbe un grave danno per l’economia”.
A cura di Charlotte Matteini
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A Confimprese non piace affatto la proposta di legge per la chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi e durante le domeniche avanzata dal deputato pentastellato e sottosegretario allo Sviluppo Economico Davide Crippa. Secondo Mario Resca, presidente dell'associazione di negozi in franchising che rappresenta circa 30mila punti vendita e 600mila addetti, "se la proposta del Movimento 5 Stelle dovesse diventare legge, il messaggio sarebbe chiaro: le aziende saranno costrette a licenziare, l’intero comparto perderà 400mila posti di lavoro e il 10% del fatturato, sarebbe un grave danno per l’economia". In sostanza, l'abolizione delle norme per la liberalizzazione contenute nel decreto Salva Italia introdotto nel 2011 dal governo Monti causerebbe ingenti danni all'economia italiana, secondo Confimprese.

Il progetto di legge del sottosegretario Crippa prevede un massimo di aperture dei negozi nelle festività di 12 giorni all’anno e affida la regolamentazione a Regioni e Comuni e obbliga ad una rotazione per un massimo del 25% di aperture nel Comune di esercizi commerciali dello stesso tipo merceologico. “Su 52 domeniche i negozi potranno restare aperti solo 12 festività, è una stiuazione allarmante", sostiene Resca, aggiungendo inoltre che escludendo dalla nuova regolamentazione tutte le località turistiche si aggiungerebbe un nuovo problema: "Siamo il Paese che detiene il record mondiale di siti Unesco, l’Italia è un museo a cielo aperto, quali sono i criteri per stabilire le città a vocazione turistica? La gente consuma se ne ha l’opportunità, ma se i negozi sono chiusi rinuncia e non compra”.

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