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Confessa l’uccisione del padre, poi ammette: “Ho inventato tutto perché mi sentivo solo”

Carlo Frisiero si era presentato dai carabinieri ed era stato arrestato, ma il Gip lo aveva scarcerato stabilendo che la morte del genitore era avvenuta per cause naturali.
A cura di Antonio Palma
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Si era presentato spontaneamente ai carabinieri di Bologna  e aveva confessato improvvisamente che il padre, morto un anno prima, non era deceduto per morte naturale ma era stato lui ad ucciderlo. Dopo essere stato arrestato e poco dopo liberato su richiesta della stesa Procura che non gli credeva, ora per la prima volta Carlo Frisiero ha spiegato cosa lo ha spinto ad auto accusarsi della morte del genitore in realtà avvenuta per cause naturali. "Ero solo e confuso, mi sentivo dentro una bolla, e mi sono convinto di aver fatto del male al papà", ha spiegato infatti il 44enne dopo essersi fatto vivo col fratello che lo cercavada giorni.

Appena uscito dal carcere, infatti, Carlo era sparito nel nulla. Il suo telefono era spento e nel Paese di residenza, Oderzo, nel Trevigiano, nessuno lo aveva più visto. Per questo i familiari si erano preoccupati avevano allertato anche loro i carabinieri. Per giorni si è temuto che gli fosse accaduto qualcosa fino a martedì quando ha telefonato al fratello. "Ho ricevuto una chiamata da uno psicologo amico di Carlo, mi ha detto che era con lui e me l’ha passato. Per fortuna sta bene, ora sono più tranquillo" ha raccontato il fratello, spiegando: "Ha bisogno di riordinare le idee prima di tornare. Ha detto che gli dispiace per tutto quello che è successo e ha provato a spiegarmi perché lo ha fatto, anche se in realtà non lo sa bene nemmeno lui. Mi ha detto che era confuso, e che arrivava da un periodo di solitudine durante il quale il pensiero e la mancanza del papà si erano fatti più intensi. Che ha rimuginato per giorni sugli ultimi momenti di vita di nostro padre e che pian piano si è convinto di avergli fatto del male".

Una convinzione che lo ha portato ad autodenunciarsi e al carcere in cui è rimasto per ben due settimane. Probabilmente sarebbe rimasto in cella anche di più in attesa delle indagini se a scagionarlo fortunatamente non fosse arrivato un amico di famiglia. "Il giorno in cui Nino si è sentito male ed è morto, c’ero anche io. Stavo dando una mano per accudirlo. Carlo non ha fatto nulla, Nino ha avuto un malore", ha spiegato l'uomo, convincendo ancora di più la procura di Treviso che ha chiesto la scarcerazione accolta dal gip.

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