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Come e dove vivono i 5 milioni di “stranieri” presenti in Italia

Dal rapporto annuale dell’Istat una fotografia sulla presenza degli stranieri in Italia: dove vivono, come e dove lavorano, quanto incidono nel tessuto produttivo.
A cura di Redazione
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Sono i dati del rapporto Noi Italia, diffuso in queste ore dall’Istat, a consentirci di fare il punto della situazione per quel che concerne la presenza straniera in Italia, la dislocazione su base territoriale e l’inserimento nel tessuto produttivo. L’Istat nota prima di tutto come complessivamente rallenti la crescita della popolazione straniera residente in Italia, considerando che il dato dello +0,7% rispetto al 2013 è dovuto essenzialmente all’attività di “recupero” post censimento effettuata dalle anagrafi. I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi sono al momento circa 4,9 milioni, a cui vanno aggiunti gli stranieri diventati cittadini italiani e gli irregolari, la cui stima non è semplicissima da effettuare.

La distribuzione su base territoriale non è omogenea, con la percentuale che è molto più alta nelle regioni centro-settentrionali e su livelli relativamente bassi nell’Italia meridionale ed insulare. Il grafico rende bene l’idea:

 

Tra i residenti la parte più numerosa è di origine romena (21% del totale), poi albanese (11%), marocchina (10%), cinese (5%) e ucraina (4%); le richieste di cittadinanza accolte nel 2013 sono state 100mila, secondo un trend in netta crescita (nel 2003 sono state 17mila, 35mila nel 2006, 59mila nel 2009); nel 2013 su ogni 100 bambini nati, 15 hanno entrambi i genitori stranieri, cifra decuplicata in nemmeno venti anni, mentre per ogni 100 matrimoni celebrati 4,8 sono fra sposi entrambi stranieri.

È interessante anche il confronto con gli altri Paesi Europei:

 

Per quel che concerne gli extracomunitari, invece, il numero complessivo dei residenti in Italia sfiora i 4 milioni: "I paesi di cittadinanza più rappresentati sono Marocco (524.775), Albania (502.546), Cina (320.794), Ucraina (233.726) e Filippine (165.783). Tra il 2012 e il 2013 il flusso di nuovi ingressi verso il nostro Paese ha subito una lieve flessione. Durante il 2013 sono stati rilasciati 255.646 nuovi permessi, il 3,2 per cento in meno rispetto all'anno precedente […] Si attesta ormai intorno al 24 per cento la quota di minori non comunitari presenti in Italia; il peso della componente minorile cresce passando dal Mezzogiorno al Nord (dal 18,8 al 25,7 per cento), raggiungendo i valori massimi in Veneto (26,4 per cento) e nella provincia autonoma di Bolzano (27,4 per cento)".

Per quello che riguarda il comparto occupazionale, va sottolineato che il tasso di disoccupazione della popolazione straniera è più alto rispetto alla media nazionale (17,3% contro 11,5%) ma allo stesso tempo anche il tasso di occupazione è più alto: ciò dipende dal numero di inattivi, inferiore in percentuale di circa 8 punti rispetto a quello degli autoctoni. Resta invece alta la forbice tra le retribuzioni: “Gli stranieri che lavorano sono pagati meno rispetto agli italiani, anche a parità di qualifiche e tipologia di lavoro svolto: il salario medio di un lavoratore italiano a fine 2013 è di 1304 euro mensili, cifra che scende a 968 euro per i lavoratori stranieri”.

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