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Come andare prima in pensione, l’Inps rilancia la flessibilità in uscita

Diverse le ipotesi ancora sul tavolo per consentire ai lavoratori di smettere di lavorare qualche anno prima.
A cura di Antonio Palma
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Dopo la riforma Fornero e il conseguente drastico allungamento della vita lavorativa, in Italia si torna a parlare di pensioni anticipate. Il tema è stato reintrodotto nell'agenda pubblica dallo stesso commissario straordinario dell'Inps e probabilmente prossimo presidente, Tiziano Treu. Niente di deciso o programmato, però "è uno degli impegni dell'anno prossimo" , ha spiegato Treu che ha già pronte alcune proposte da fare al governo. L'obiettivo finale è sempre quello di consentire ai lavoratori che vogliono di smettere di lavorare qualche anno prima, ma l'intenzione è quella di trovare una soluzione che possa far pagare un po' i cittadini e un po' lo Stato senza stravolgere l'impianto della riforma e intaccare le casse pubbliche.

Il prestito previdenziale

Come scrive Il Messaggero, una prima ipotesi allo studio è quella del cosiddetto "prestito previdenziale". In pratica si permette al lavoratore di andare in pensione due o tre anni prima durante i quali il datore di lavoro continua a versare i contributi. Alla scadenza il pensionato però inizierà a restituire con piccole trattenute mensili sulla pensione gli emolumenti percepiti prima dei termini normali. In questo caso gli oneri per lo Stato sarebbero minimi visto che sarebbe sempre i lavoratore e pagare ma a rate.

Massima flessibilità e metodo contributivo

Un'altra ipotesi molto discussa e che piaceva all'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, invece, è quella della massima flessibilità nella scelta del pensionamento. I lavoratori avrebbero un range all'interno del quale scegliere quando andare in pensione, accettando però decurtazioni del 2 per cento per ogni anno di uscita anticipata. L'ultima proposta per chi vuole andare in pensione prima rispetto ai termini è invece il classico calcolo dell’assegno col metodo contributivo che però è il più sfavorevole per i lavoratori dal punto di vista economico.

Le ragioni economiche

Ad ogni modo ogni modifica dovrà essere concordata nei dettagli con il Ministero dell'Economia per evitare spese che rischierebbero di demolire l'impostazione della riforma e i risparmi per lo Stato. Come sottolineano molti esperti, il rischio maggiore è sulla copertura dei costi che si determinerebbero nell'immediato. È molto probabile infatti che ci sia una fuga immediata verso la pensione di coloro che sono rimasti bloccati in questi anni.

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