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Colgate, multa da mezzo milione dall’Antitrust per il dentifricio sbiancante

L’azienda punita per pubblicità ingannevole dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato perché avrebbe fatto credere ai consumatori di poter ottenere risultati contro l’ingiallimento dei denti simili a quelli dei trattamenti professionali sbiancanti in pochi giorni di utilizzo. “Comunicazioni commerciali fuorvianti e ingannevoli, sia per il mancato assolvimento dell’onere della prova, sia sulla base delle evidenze in senso contrario acquisite in atti” spiega l’Antitrust.
A cura di Antonio Palma
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Ha messo in piedi una campagna pubblicitaria in cui gli effetti dei dentifrici sbiancanti venivano paragonati a quelli dei trattamenti professionali effettuati dai dentisti. Per questo il colosso della cosmetica Colgate- Palmolive è stato condannato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato per pubblicità "ingannevole". Per l'azienda è arrivata così una multa da mezzo milione di euro. Può un dentifricio che ha "l'ingrediente sbiancante usato dai dentisti" dare "denti più bianchi in cinque giorni" e in sole tre settimane di applicazione secondo le "istruzioni" della casa produttrice? Da questa domanda era partito il procedimento di verifica dell'antitrust, avviato dopo una segnalazione di Altroconsumo e arrivato ora a conclusone con la condanna e la sanzione .

L'azienda infatti pubblicizzando le caratteristiche sbiancanti del dentifricio Expert White, ne vantava l'azione differente rispetto alla maggior parte dei dentifrici in quanto, grazie all'utilizzo di un ingrediente sbiancante usato nei trattamenti professionali, avrebbe la capacità di rimuovere le macchie in profondità e fare regredire anni di ingiallimento dei denti. Queste "comunicazioni commerciali diffuse attraverso Internet, confezione e spot televisivi, appaiono fuorvianti e ingannevoli, sia per il mancato assolvimento dell'onere della prova, sia sulla base delle evidenze in senso contrario acquisite in atti". scrive l'Autorità nel suo bollettino.

Colgate, "nell'assolvimento dell'onere della prova ad esso attribuito sull'esattezza dei dati di fatto connessi alla pratica commerciale contestata – ha prodotto documentazione inidonea a dimostrare l'esattezza dei claim presenti nei messaggi", ha aggiunto l'Autorità, concludendo che i "contenuti pubblicitari censurati, da un lato, recano informazioni non veritiere e, dall'altro, sono carenti di informazioni indispensabili per una scelta consapevole, con la conseguente impossibilità, per il consumatore, di percepire in modo chiaro le caratteristiche in termini di assimilabilità dell'efficacia sbiancante di un trattamento professionale all'utilizzo del dentifricio e di adottare, di conseguenza una decisione commerciale consapevole".

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