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Città della Scienza, le Assise di Bagnoli contrarie alla ricostruzione sulla spiaggia: “Uno spreco da 40 milioni”

Gli ambientalisti e gli attivisti delle Assise di Bagnoli sono contrari alla ricostruzione di Città della Scienza sulla spiaggia: “Bisogna ripristinare la linea di costa, come previsto dalla variante al Piano Regolatore Generale”. Il rischio è quello di sprecare 40 milioni di euro per un polo museale che dovrà essere nuovamente spostato in futuro.
A cura di Alessio Viscardi
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Assise di Bagnoli contro ricostruzione Città della Scienza su spiaggia

Si costituiranno come parte civile nel processo -se e quando ci sarà- sull'incendio doloso che ha raso al suolo Città della Scienza una settimana fa, ma le Assise di Bagnoli che da un anno si battono per l'istituzione di una spiaggia libera a Coroglio sono contrarie alla riscostruzione del polo museale sulla linea di costa. A spiegarcelo è Massimo Di Dato: "Città della Scienza sorgeva sulla linea di costa in virtù di una accordo di programma del 1997 in deroga a quello che è il Piano Regolatore Generale e la variante approvata nel 1998, nonché il Piano Urbanistico Esecutivo, che dispongono il ripristino della linea di costa per utilizzo balneare".

Anche l'ex-assessore alla Vivibilità di Napoli, Vezio de Lucia, si era detto contrario alla ricostruzione di CdS sulla linea di costa e aveva invitato l'amministrazione comunale – dopo aver affermato di non avere intenzione di entrare in giunta nel ripasto di de Magistris – a ricostruire nei luoghi limitrofi destinati all'archeologia industriale. Non la pensano così i dipendenti e gli amministratori della fondazione Idis – Città della Scienza, che proprio nei giorni scorsi hanno indetto un'assemblea per ribadire la necessità di ricostruirla lì dove è stata distrutta "per non darla vinta ai criminali che hanno compiuto questo atto per cacciarci", come aveva affermato il presidente Vittorio Silvestrini.

Le Assise di Bagnoli paventano spreco di denaro pubblico: "Ricostruire Città della Scienza lì dove è adesso costerebbe 40 milioni di euro – afferma Di Dato – Inammissibile spendere cifre del genere per qualcosa che in virtù delle norme vigenti dovrà essere demolita e spostata altrove".

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