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Choc dopo un’iniezione antidolorifica. Donna di 62 anni si accascia e muore

La procura di Rovigo, con i carabinieri della compagnia locale, sta indagando sulla morte avvenuta venerdì a Lendinara. Una 60enne, Marta Bertoldo, è venuta a mancare dopo che il medico, “amico di famiglia”, le ha praticato un’iniezione di antidolorifico.
A cura di Biagio Chiariello
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Quell’iniezione avrebbe dovuto alleviarle i dolori muscolari e artrosi, invece potrebbe averla uccisa. Marta Bertoldo, originaria di Verona ma residente a Masi, in provincia di Padova, è morta improvvisamente a 62 anni. La Procura di Rovigo ha aperto un fascicolo e con i carabinieri sta indagando sulla tragedia. Secondo le ricostruzioni, venerdì la donna si trovava a casa di un amico: Renato M., originario di Lendinara ma operativo e residente a Conegliano, in provincia di Treviso, è il medico che ha fatto la puntura. Il professionista, che esercita da 30 anni e presta servizio in un'altra provincia, aveva acconsentito a ricevere la paziente nell'abitazione che un conoscente comune aveva messo a disposizione. La paziente non aveva avuto alcuna reazione, ma appena uscita è crollata a terra. Sul posto è subito intervenuto il personale del servizio d’urgenza ed emergenza medico dell’azienda sanitaria polesana, oltre ai carabinieri che hanno messo sotto sequestro l’appartamento e informato il pubblico ministero di turno Andrea Girlando, il quale ha disposto l’autopsia sul corpo della donna.

Al momento non ci sarebbero indagati. Sulla vicenda è intervenuto il marito della donna. "Mia moglie era originaria di Verona e là sarà sepolta, come vuole sua madre — ha raccontato al Resto del Carlino —. Sono estremamente dispiaciuto per quanto sta succedendo”. Il medico che ha effettuato l’antidolorifica “è un amico di famiglia, ci rivogliamo a lui da anni. Non capisco perché il medico del Suem abbia voluto chiamare i carabinieri. Loro una volta arrivati non potevano che procedere in questo modo. Ma noi sappiamo già come sono andate le cose". L’uomo difende ancora il medico: "È una persona stimatissima—. Stava curando mia moglie con l’ozonoterapia e con la idrocolonterapia. Ma andavamo a Conegliano una volta ogni mese e mezzo. Negli intervalli, se lei aveva dei disturbi e lui era qui a Lendinara, le faceva la puntura. Quando non ha più potuto riceverla nella casa di famiglia un amico gli ha offerto un appartamento disabitato dove lui aveva messo un lettino. Mia moglie ci era andata 3 o 4 volte e stava meglio" continua il marito della 62 enne morta.

L’uomo ha anche raccontato che i dolori alla schiena della moglie erano la conseguenza di una caduta domestica di quasi due anni fa, quando la donna si era rotta il coccige. Ha poi aggiunto che la Bertoldo poi era cardiopatica da quando aveva 30 anni. E sempre due anni fa aveva rischiato la vita per una broncopolmonite. Le cure ricevute dell’ospedale di Schiavonia però l’avevano salvata. “Venerdì non l’ho accompagnata. Dopo la puntura si è messa a tossire, ha detto "mi manca il fiato, mi manca il respiro" ed è morta — racconta il marito —. Il medico ci ha detto che ritiene sia stata un’embolia polmonare. È stato lui a chiamare il 118″.

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