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Chieti, Honeywell chiude la fabbrica ad Atessa: 420 lavoratori a casa

Lo stabilimento che produce turbocompressori chiude ufficialmente. Da aprile parte gli operai saranno messi in mobilità. A nulla sono serviti i 60 giorni di presidio permanente di fronte alla sede per scongiurare la tanto temuta delocalizzazione.
A cura di Biagio Chiariello
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Rabbia ed indignazione ad Atessa. La direzione aziendale della Honeywell ha comunicato ai sindacati la chiusura dello stabilimento in provincia di Chieti che produce turbocompressori e dove sono impiegati 420 lavoratori. La notizia è stata ufficializzata dopo l’incontro tra i vertici della multinazionale e il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. L’azienda lascerà solo un piccolo presidio lavorativo in Val di Sangro. A nulla dunque è valso lo sciopero di due mesi ed il presidio dei lavatori di fronte la sede per cercare di scongiurare la delocalizzazione della produzione.  A conclusione della procedura di solidarietà che scade il 2 aprile, verrà subito aperto il percorso di mobilità. I sindacati hanno immediatamente convocato un'assemblea per le 18 di stasera nella sala polifunzionale di Atessa.

“La comunicazione odierna della Honeywell al Ministero e alle parti sociali, di chiudere a breve il sito industriale di Atessa, lasciando solo un piccolo segmento lavorativo, è inaccettabile. 420 lavoratori  vedono svanire il loro lavoro e la serenità delle loro famiglie”, è il commento del deputato MDP Gianni Melilla. “Una intera area dell’Abruzzo, la val di Sangro, subirà i contraccolpi generali di questa caduta di reddito e consumi. L’economia abruzzese subisce un colpo duro. Ma quello che mi preme evidenziare è adesso il dramma umano che vivono gli operai di questa fabbrica già duramente provati da 2 mesi ininterrotti di sciopero”, continua Melilla. “I sindacati, la Regione Abruzzo e il Governo Italiano – scrive ancora il deputato – devono a questo punto concordare una strategia per contrastare questa scelta di delocalizzazione della Honeywell che negli anni passati ha avuto dallo Stato italiano tanti incentivi e aiuti. Non si può non restare indignati da questa testimonianza di egoismo e ingratitudine imprenditoriale. Oggi tornerò a parlare di questa vertenza alla Camera dei Deputati”.

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