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Chiara Appendino: “Padre e madre sulla carta d’identità è un passo indietro sui diritti”

La sindaca di Torino Chiara Appendino si è schierata apertamente contro la nuova dicitura “padre e madre” sulla carta di identità elettronica. La regione Piemonte sosterrà le spese legali delle famiglie discriminate. Salvini parla di “buon senso”, mentre le associazioni gay si appellano al presidente Conte.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La sindaca Chiara Appendino si è schierata apertamente contro la modifica della dicitura sulla carta d'identità da "genitore" a "padre e madre" per i documenti dei minori. La sindaca di Torino ha risposto su Twitter a Torino Pride, che le chiedeva un'opinione sul decreto pubblicato il 3 aprile sulla gazzetta ufficiale. "Come ho sempre detto – scrive la Appendino – penso che sia un passo indietro rispetto ai tanti in avanti che sono stati fatti in questi anni a Torino in tema di Diritti. Stiamo cercando di capire quali siano i margini a disposizione per intervenire". Mentre la Regione Piemonte, guidata da Sergio Chiamparino, ha deciso di pagare le spese legali a chiunque voglia fare ricorso contro il decreto, definito "discriminatorio".

Questa mattina anche la grillina Barbara Lezzi, ministra per il Sud, ha sottolineato che "i minori devono essere sempre e comunque salvaguardati, se ha due madri o due padri a me questo non interessa. A mio avviso – ha continuato il ministro – sarebbe stato meglio lasciare genitori, perché questo è un passo indietro". Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha sottolineato che, rispetto al Governo: "Abbiamo una concezione della famiglia molto diversa". Mentre ieri, il ministro dell'Interno Matteo Salvini, esultava su Facebook dopo la pubblicazione della modifica, citando ancora una volta il "buon senso".

Il decreto del 23 dicembre 2015, che aveva introdotto la dicitura "genitori" sul nuovo documento elettronico, è stato modificato per inserire i termini "padre e madre" del minore. Facendo riferimento esplicito al sesso del genitore si esclude la possibilità per le coppie omosessuali di essere inclusi nelle diciture. A nulla è valsa la critica del Garante per la Privacy, Antonello Soro, che nei mesi scorsi aveva sconsigliato il cambiamento proprio perché rischiava di essere discriminatorio. Sono nati numerosi appelli in questi giorni da parte della comunità omosessuale italiana: Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay, ha definito il provvedimento "anacronistico e colmo di ignoranza", mentre Fabrizio Marrazzo del Gay center ha chiesto al "Premier Giuseppe Conte, al Vicepremier Luigi Di Maio ed al Sottosegretario Vincenzo Spadafora di intervenire al più presto per annullare il decreto ministeriale".

La polemica era iniziata già in estate, guidata dal vicepremier e dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che, a più riprese, si erano scagliati contro "utero in affitto e orrori simili", promettendo di difendere la "famiglia naturale". Da qualche giorno il testo è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale e prevede che, d'ora in poi: "la parola «GENITORI» è sostituita dalle seguenti: «MADRE E PADRE»", ma la polemica sembra tutt'altro che finita.

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