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Caso Diciotti, Laura Boldrini: “Di Maio e M5s hanno venduto l’anima a Salvini per la poltrona”

L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, attacca duramente il Movimento 5 Stelle e il suo capo politico Luigi Di Maio, per la decisione di far votare gli iscritti online sull’autorizzazione a procedere contro Salvini: “Prima gli hanno lasciato la guida pur avendo preso il doppio dei suoi voti. Poi per Salvini hanno venduto pure l’anima, salvandolo dal processo. La storia del M5S al governo è ingloriosa quanto l’attaccamento di Di Maio alla sua poltrona”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La decisione di far votare online gli iscritti del Movimento 5 Stelle sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Diciotti, crea scontento e polemiche: dentro e fuori il M5s. A esprimersi con durezza sulla vicenda è l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, attaccando Luigi Di Maio e tutto il Movimento: “Prima gli hanno lasciato la guida pur avendo preso il doppio dei suoi voti. Poi, dopo aver gridato per anni ‘onestà’, per Salvini hanno venduto pure l’anima, salvandolo dal processo. La storia del M5S al governo è ingloriosa quanto l’attaccamento di Di Maio alla sua poltrona”.

Opinione molto critica anche dal segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Non c’è più onestà, onestà! Non c’è più uno vale uno. La verità è che per il Movimento 5 Stelle il ministro Salvini è uno che vale per tutti. Con il voto di ieri il M5s cambia i suoi connotati e perde la sua anima”. D’accordo con lui anche Loredana De Petris, senatrice di LeU: “Il voto della piattaforma Rousseau ha salvato il ministro Salvini sottraendolo al giudizio della magistratura. Non è stata certo una sorpresa. Da un pezzo si era capito che, dopo aver affermato per anni che ci si difende nei processi e non dai processi, i vertici dell'M5s avevano deciso che in questo caso si doveva invece difendere a tutti i costi il vicepremier dal processo e gli iscritti si sono uniformati. Il governo val bene un'abiura. I pentastellati hanno consacrato un nuovo principio: purché facciano parte del loro governo, i ministri possono agire al di fuori della legge”.

Dal Pd arriva il commento dell’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Avrei ritenuto almeno dignitoso che una forza di governo dicesse chiara e tonda la verità, magari anche edulcorandola un po’: siamo al governo, facciamo cose in cui crediamo (ahimè), riteniamo più importante portare avanti i nostri programmi che non assicurare un processo ad un alleato a cui è stato contestato un reato. Si chiama ragion politica. Invece è stata imbastita una penosa rappresentazione della democrazia per nascondere una decisione già presa. C’è un altro effetto, a mio avviso, non meno importante. Con questo balletto il gruppo dirigente del movimento si è nascosto. La democrazia diretta o rappresentativa che sia, presuppone l’assunzione di responsabilità nella proposta da parte di chi svolge una funzione di direzione politica. Schermarsi dietro una moltitudine anonima, scava un ulteriore solco nel rapporto tra cittadini e istituzioni, proprio il tema che i grillini si proponevano di affrontare”.

Critiche anche dall’ex pentastellato e attuale sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: “Game over – commenta –. E con questa direi che le regole a cui non si deroga sono finite”. Da +Europa commenta il segretario Benedetto Della Vedova: “Il voto organizzato dal M5s mette al centro della discussione politica i rapporti interni alla maggioranza, oscurando la crisi economica, certificata anche oggi dai dati Istat sulla produzione industriale, che sta portando l'Italia a una recessione indotta da fattori esterni ma accelerata in modo drammatico dalle scelte sbagliate del Governo che hanno bloccato investimenti e consumi interni”.

Le critiche sono arrivate anche da dentro il Movimento 5 Stelle. Così c’è chi tenta di metterle subito a tacere, come fa il deputato M5s Francesco Silvestri, lanciando un avvertimento: “La democrazia diretta è sempre stato un principio fondante del MoVimento 5 Stelle. Anche sul caso Diciotti abbiamo fatto decidere i nostri iscritti, che è esattamente quello che non hanno mai fatto le altre forze politiche. Per questo ci stupiscono le parole di alcuni parlamentari che oggi si lamentano per questa decisione. Ricordo, ad esempio, alla senatrice Fattori e a quanti cercano giornalmente visibilità sui giornali, che è proprio grazie a Rousseau che sono potuti entrare in Parlamento, ben conoscendo le regole che hanno sottoscritto. Il dialogo all'interno del MoVimento è sempre aperto, ma se Fattori e gli altri non condividono più questo modus operandi, potrebbero semplicemente restituire quanto dovuto e dimettersi”.

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