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Caso Diciotti, il ministro Giulia Bongiorno difende Salvini: “Accuse deboli e ripetitive, è una vittima”

Il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, interviene sul caso Diciotti e difende il vicepremier Matteo Salvini dalle accuse mosse dalla procura di Agrigento: “Il tema è la linea di confine tra il potere di un ministro che ha il dovere di assumere decisioni a tutela dell’ordine pubblico e il potere giudiziario. Il confronto tra politica e magistratura è fisiologico, se il pm ha elementi per aprire un’indagine deve farlo, ma sono basita per ciò che è arrivato prima: il suggerimento di una corrente della magistratura a indagare. Il punto è che una corrente non può porsi come soggetto politico”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, difende il ministro dell'Interno Matteo Salvini dalle accuse mosse dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, in relazione al blocco dello sbarco dei 177 migranti a bordo della nave Diciotti. Secondo l'avvocato penalista e ministro dell'esecutivo Lega-M5S, le accuse sarebbero "deboli e ripetitive" e "Salvini è come le vittime delle intercettazioni: prendono una sua frase, la estrapolano dal contesto e lo processano. Ma se estrapoli solo alcune frasi perfino la Bibbia può diventare un romanzo pornografico".

"È inaccettabile che i magistrati, che dovrebbero agire come dei sacerdoti, visto che hanno il potere di assolvere e condannare, interferiscano nelle indagini altrui", spiega il ministro Bongiorno nell'ambito di un'intervista concessa al quotidiano Libero, sottolineando inoltre che la magistratura sarebbe colpevole di aver interferito in "scelte giurisdizionali che spettano a chi deve occuparsi del singolo caso. Il tema è la linea di confine tra il potere di un ministro che ha il dovere di assumere decisioni a tutela dell'ordine pubblico e il potere giudiziario. Il confronto tra politica e magistratura è fisiologico, se il pm ha elementi per aprire un'indagine deve farlo, ma sono basita per ciò che è arrivato prima: il suggerimento di una corrente della magistratura a indagare. Il punto è che una corrente non può porsi come soggetto politico".

Con riguardo alla vicenda del sequestro dei conti correnti della Lega in relazione alla condanna per truffa sui rimborsi elettorali comminata a Bossi e Belsito, Bongiorno spiega: "La particolarità di questo caso è che è stato applicato il sequestro sulla base delle norme sulla confisca diretta prevista per le persone fisiche, ma poi non la legge 231 (che disciplina la responsabilità dell'ente, ndr) e infatti la Lega nemmeno è stata portata a processo. A giudizio ci sono solo persone fisiche. (…) Disporre al termine di un processo contro persone fisiche un sequestro di svariati milioni nei confronti di un partito anziché dei responsabili del reato vanifica la ratio della legga sulla responsabilità delle persone giuridiche e punisce con una pena paragonabile all'ergastolo un'organizzazione di rilievo costituzionale".

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