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Caso Diciotti, Giulia Bongiorno: “Ho detto io a Matteo Salvini di sfruttare l’immunità”

Il ministro per la Pa, Giulia Bongiorno, ammette di essere stata lei a consigliare a Matteo Salvini di evitare il processo sul caso Diciotti: “Se si fosse fatto processare sarebbe stato assolto, ma sarebbe rimasto sotto processo per dieci anni e nel frattempo sarebbe stato sempre additato. Sono stata io a consigliare di non rinunciare all’immunità”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Se Matteo Salvini ha cambiato idea ed è passato dalla volontà di farsi processare sul caso Diciotti alla decisione di respingere l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, con l’aiuto del Movimento 5 Stelle, è sicuramente anche grazie a chi lo ha consigliato. E tra questi c’è il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. “Sì è vero, sono stata io a consigliare Salvini di non rinunciare all'immunità per il caso Diciotti”, ammette in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo Bongiorno, “se Salvini si fosse fatto processare per le accuse dei giudici di Catania sarebbe stato sicuramente assolto”, ma non sarebbe bastato: “Perché conosco la giustizia italiana e so che Salvini sarebbe rimasto sotto processo per sei, sette, dieci anni. E nel frattempo sarebbe stato sempre additato”. Inoltre, secondo Bongiorno, “se Salvini si fosse fatto processare avrebbe dovuto mentire agli italiani. Avrebbe dovuto dire che non aveva agito nell’interesse dello Stato”.

Bongiorno parla anche al Messaggero, in un’altra intervista in cui ribadisce il concetto e spiega perché per Salvini è meglio evitare il processo: “Per andare a processo, il vicepremier Matteo Salvini avrebbe dovuto mentire agli italiani, perché avrebbe dovuto dire alla Giunta che non c’era un interesse pubblico e che aveva agito per interesse personale. La legge è chiara: se c’è interesse pubblico manca l’antigiuridicità. Era impossibile dire ‘votate contro di me’. Tuttavia, se processato Salvini sarebbe stato sicuramente assolto, anche se forse tra dieci anni”.

Il ministro per la Pa si esprime anche sulla consultazione online con cui gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno dato il via libera al voto dei senatori contro l’autorizzazione a procedere: “È nel Dna dei grillini, questo continuo contatto con i loto militanti, può piacere o non piacere. Personalmente non ho questa ansia di ricercare sempre il confronto con l'elettorato”, commenta Bongiorno.

Preferisce non commentare invece la notizia degli arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi. Bongiorno spiega ancora al Messaggero: “Non esprimo pareri su una vicenda giudiziaria da ministro e senza conoscerne le carte, però un tema che non fa parte del contratto di governo, ma su cui si dovrebbe intervenire, è quello delle misure cautelari. La detenzione prima del processo non può essere la prassi, semmai dovrebbe essere il contrario. In Italia c'è stata un'inversione totale: siccome i processi sono lunghi, spesso si ricorre alla misura cautelare. Non va bene”.

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