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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, parla uno degli agenti assolti: “Non si può morire in quel modo”

Antonio Domenici, uno degli agenti penitenziari assolti al processo di primo grado per la morte di Stefano Cucchi, in una intervista: “Solidarietà alla famiglia, ma noi siamo stati vittime di una feroce gogna mediatica”.
A cura di Redazione
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Non si placano le polemiche per la sentenza di primo grado del processo per la morte di Stefano Cucchi. Dopo la marea di prese di posizione contro la decisione dei giudici, con migliaia di persone che hanno rilanciato la tesi della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, secondo cui si è trattato di un "processo a Stefano, alle sue scelte", a parlare è Antonio Domenici, uno degli agenti penitenziari assolti al processo di primo grado. Lo fa rilasciando un'intervista esclusiva pubblicata dal quotidiano online Oltremedianews.com, nella quale racconta la sua versione dei fatti e si lascia andare anche ad unno sfogo polemico.

"Avrei molto da dire", comincia Domenici, "poiché è da quattro anni che io e i miei due colleghi, anch'essi imputati, siamo vittime di una feroce gogna mediatica"; eppure, prosegue, "abbiamo sempre sostenuto, aiutati anche dagli avvocati che ci hanno assistito, che nulla era successo di strano quella mattina di ottobre durante la permanenza del povero Stefano Cucchi presso le camere di sicurezza del tribunale e la sentenza ci ha dato finalmente ragione". E alla fine i giudici hanno scelto di dargli ragione, anche se resta tanta amarezza per gli ultimi anni: "Io e i miei familiari abbiamo sofferto molto nei quattro anni in cui questo processo si è protratto. È terribile quando si è sbattuti in prima pagina senza aver commesso nulla, e tu non sai come difenderti perché gran parte dell'opinione pubblica vuole un colpevole, anche a costo di accusare persone che non hanno commesso nulla". Infine un pensiero alla famiglia Cucchi: "Un ragazzo di quell'età non può e non deve morire in quel modo".

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