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Caso Consip, Cantone: “Pochi fatti e tante illazioni, sono ricostruzioni giornalistiche”

Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, smorza l’inchiesta Consip in un’intervista a Radio Capital: “Nella vicenda Consip vedo molti pochi fatti e tante illazioni”. E prende le difese del pm napoletano Woodcock accusato di falso e violazione di segreto d’ufficio.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sul caso Consip si è espresso il presidente dell'Autorità Nazionale per l'Anticorruzione Raffaele Cantone, in un'intervista a Radio Capital, è ha parlato di "illazioni". Ieri il passo indietro fatto dal pm di Modena Lucia Musti, la quale ha detto che le sarebbero stati attribuiti dei virgolettati inesatti a proposito delle conversazioni con il colonnello Sergio De Caprio, il capitano Ultimo noto soprattutto per l’arresto di Totò Riina, e l'ufficiale del Noe Gianpaolo Scafarto. Anche Cantone smorza l'intricata vicenda sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione: "Finora pochi fatti, solo un patteggiamento e un'ipotesi di corruzione".

Cantone si riferisce alla prima sentenza dell'inchiesta, cioè il patteggiamento richiesto dal dirigente Marco Gasparri, che sostanzialmente confermerebbe l'ipotesi dell'accusa: ci sarebbe stata corruzione negli uffici della Consip. Gasparri ha patteggiato la condanna a 20 mesi, per aver ricevuto tangenti dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Aveva collaborato dalla scorsa primavera con il procuratore aggiunto Paolo Ielo e con il pm Mario Palazzi per consentire l'arresto di Romeo, accusato di corruzione e tornato libero ad agosto: il Tribunale del Riesame di Roma ha annullato per lui la misura cautelare. Gasparri ha dichiarato di aver ricevuto 100mila euro in 4 anni per favorire le gare in Consip dell'imprenditore napoletano, passandogli informazioni riservate, in particolare sul mega appalto per la gara FM4, che valeva 2,7 miliardi di euro. Questi i fatti fino a questo momento. Tutto il resto è uno scambio di accuse e sospetti tra gli indagati. "Ma tutto il resto è frutto di una fuga di notizie, di ricostruzioni giornalistiche. Ci sono indagini su indagini, una cortina fumogena che sembra avere come unico scopo quello di screditare il lavoro della magistratura", ha detto Cantone.

Renzi, a proposito delle ultime rivelazioni sui verbali del Csm della pm Musti, ha parlato dell'esistenza di un disegno per screditare la sua figura. Secondo quei verbali, poi smentiti dalla stessa pm di Modena, De Caprio e Scafarto avrebbero detto "Se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi". Il segretario Pd si è difeso, sostenendo che l'inchiesta Consip è nata per colpirlo, tramite il conivolgimento di suo padre, Tiziano Renzi, indagato per il ruolo di "facilitatore", ossia di mediatore, accusato di traffico illecito di influenze, insieme all'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, e al all'imprenditore di Scandicci amico della famiglia Renzi Carlo Russo.

A questo proposito Cantone ha commentato, sgonfiando l'idea del complotto ai danni dell'ex premier: "È teoricamente possibile che si sia creata una ricostruzione complottistica. Io sono laico, rispetto a ipotesi di complotto voglio aspettare. Troppe volte ci siamo aspettati bombe atomiche che invece erano tric-trac. Questa vicenda sta facendo male all'immagine della magistratura, che alla fine pagherà il prezzo più alto".

Ed è infatti proprio la magistratura l'ultima colpita da un altro filone dell'inchiesta Consip, quello che coinvolge il pm di Napoli Henry John Woodcock, indagato dallo scorso luglio per falso, in concorso con Scafarto, e violazione del segreto d'ufficio: avrebbe passato notizie riservate, tramite la compagna Federica Sciarelli, conduttrice del programma "Chi l'ha visto?", al Fatto Quotidiano.

Cantone lo difende: "Woodcock ha intuito investigativo, lo conosco come persona di grandi capacità. Non complotta e non fa pasticci". 

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