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Carabinieri, arriva il divieto di usare lo smartphone in servizio

Stretta sull’uso degli smartphone per i carabinieri in servizio. I militari non potranno più usare i loro telefoni, se non in rare occasioni o se necessario, quando saranno operativi. A stabilirlo è una circolare dell’arma dei carabinieri diramata lo scorso 29 novembre dopo la diffusione di una foto in rete.
A cura di Stefano Rizzuti
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Niente più smartphone sul lavoro. Almeno per i carabinieri. Una circolare del Comando generale dell’arma, dello scorso 29 novembre, ha previsto una stretta sull’utilizzo di cellulari e smartphone per i militari in servizio. Lo scopo è evitare che vengano distratti mentre potrebbe esserci un pericolo incombente o quando serve una risposta immediata per tutelare la sicurezza dei cittadini. Secondo il nuovo codice, l’obiettivo è quello di “limitare all’occasionalità” e in ogni caso solamente per il tempo “strettamente necessario”, tutte le comunicazioni “telefoniche e telematiche di natura privata, fermo restando il divieto dell'uso di apparati telefonici alla guida di veicoli”. Una decisione che sembra nascere anche dalla foto, circolata sul web, di alcuni carabinieri in servizio che si trovano in una piazza ma sono presi dal guardare i loro telefonini mentre lavorano.

Il punto centrale è quello della concentrazione del personale dei carabinieri. Secondo quanto prevede la circolare, il problema è che “lo svolgimento di qualsiasi attività di servizio, specie in ambiente esterno, richiede la massima concentrazione affinché non risulti compromessa la soglia di vigile attenzione richiesta per poter cogliere tempestivamente gli accadimenti che si verificano nei pressi, valutarne rapidamente le implicazioni e quindi, se del caso, intervenire con la necessaria reattività e le procedure operative più appropriate”.

Durante il servizio quindi non si potrà più utilizzare lo smartphone né, come si specifica nella comunicazione, “altri dispositivi di connettività mobile per finalità non riconducibili al servizio in atto con prolungate conversazioni private e con la compulsiva verifica di chat, messaggi e applicazioni”. Tutto ciò condizionerebbe “inevitabilmente e sensibilmente la concentrazione, pregiudicando l'efficacia dell'attività e la sicurezza del personale con sfavorevoli commenti nell'opinione pubblica circa le modalità di esecuzione dei servizi”.

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