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Elezioni politiche 2018

Campagna #contasudime, l’esperta italiana emigrata all’estero che sostiene la Boldrini

Enrica Beccalli, esperta di social media, è uno dei volti della campagna #contasudime, i volontari che hanno deciso di sostenere Laura Boldrini nella sua corsa alle elezioni politiche del 4 marzo.
A cura di Redazione
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Enrica Beccalli è uno dei volti della campagna #contasudime, il gruppo di volontari che hanno deciso di sostenere Laura Boldrini nella sua corsa alle elezioni politiche del 4 marzo. Il suo attivismo si intreccia con la sua personale storia di studentessa emigrata all’estero da giovanissima, e che proprio all'estero, dove ha avuto l’occasione di diventare una Design director a soli 32 anni, ha iniziato a interessarsi del linguaggio politico sui social media.

Leco degli insulti a Laura Boldrini era arrivato persino oltreoceano

"Ero scioccata dalla valanga di odio nei suoi confronti – racconta Enrica a fanpage.it – Insomma una situazione difficile da accettare, soprattutto per una persona come me che per interesse personale si occupa di social media. E così un giorno ho deciso di scriverle su Twitter, da una parte per dimostrarle la mia vicinanza, perché immaginavo la rabbia che poteva provare di fronte a degli attacchi del genere. Ho pensato "Le mando un messaggio, magari non lo leggerà, però chissà". Io poi vivo negli Stati Uniti da un po' di anni, quindi vivo la politica italiana attraverso il filtro di un intero oceano che sta in mezzo. Ho appena vissuto l’esperienza della campagna elettorale americana e quindi determinate situazioni mi colpivano ancora di più perché Laura Boldrini è una donna rispettatissima all’estero, con un altro profilo. Ricordiamo che è la terza carica dello Stato italiano".

La lettera e linaspettato invito della Presidente della Camera

"Le ho scritto e lei dopo un po' mi ha risposto dicendo che voleva conoscermi. Le avevo scritto solamente che mi sentivo colpita da quegli attacchi e che se potevo avrei fatto qualcosa per lei. Quando sono andata a trovarla alla Camera è stata un'esperienza incredibile, soprattutto a livello umano. Immagina una ragazza che vive negli Stati Uniti e che si ritrova alla Camera a parlare direttamente con la Presidente. È stata una cosa inaspettata, ma che mi ha dato molto anche come cittadina che in passato si è sentita "cacciata" dal suo paese. Rientrare da quella porta per me aveva un valore simbolico molto forte. Anni fa sono andata via perché ho vinto una borsa di studio Fulbright, una delle più prestigiose scholarship del mondo basata esclusivamente sul merito e creata per studiosi che partecipano a progetti di ricerca di particolare rilevanza internazionale. Si tratta di una borsa di studio internazionale nata con il piano Marshall e finanziata in parte anche dal governo italiano oltre che da quello Usa. È stato studiando e lavorando qui che mi sono accorta di quanto le opportunità che ci sono in America sono quasi impossibili da abbandonare rispetto alla totale assenza di occasioni che c’è in Italia. Per questo ho sposato il suo impegno in campagna elettorale. È anche un modo per contribuire alla politica del mio paese stando lontana. Qui in america si chiama "Give back to your country", il restituire qualcosa al tuo paese".

La politica italiana vista da una studentessa emigrata allestero

"Qui in Usa sono una Design director in una tech company di New York e mi occupo per lavoro di tutto quel che riguarda le nuove tecnologie e i social media, quindi per me, come technologist, vedere una politica italiana che si occupava di questi due argomenti come mai era stato fatto prima mi ha interessato tantissimo. Mi aveva impressionato molto la quantità di fake news che le vengono imputate quasi quotidianamente. Ci sono persone che la chiamano "ministro" non sapendo nemmeno qual è realmente il suo ruolo politico, che è un ruolo super partes, di garanzia. Non è certo lei che propone e scrive le leggi del Governo. Quel che ferisce di più è vedere che queste cose vengono utilizzate a livello politico disinformando così i cittadini stessi. Si utilizza internet per far arrabbiare le persone e aumentare così lo scontro politico, che quindi non si gioca più sui programmi o sui problemi del paese, ma sulle paure della gente. Da esperta posso dire che sui social media è tutto fortemente alterato. Uno pensa che sia la realtà perché ci passa intere giornate, ma non lo è. Tuttavia quest'illusione aiuta determinate persone, che sanno usare bene i social, ad alimentare questa frustrazione per raccogliere consensi diffondendo bufale. Purtroppo penso che un ruolo fondamentale in questo ce l'abbiano anche i giornali italiani. Vedo titoli e articoli che in america sarebbero impensabili. C'è un modo di riportare le informazioni che è sempre improntato allo scontro nei commenti degli utenti, un giornalismo che si piega alle logiche dei social media piuttosto che fare informazione. Invece servono figure che tendano ad unire, che riportino quell’idea, molto presente qui negli Stati Uniti, secondo cui le istituzioni rappresentato tutti noi".

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