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Camorra: I casalesi imponevano il tipo di caffè ai bar

Con minacce e intimidazioni i clan casalesi imponevano ai bar dell’agro aversano una certa marca di caffè a loro gradita e a condizioni economiche estremamente svantaggiose.
A cura di Antonio Palma
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Bar ed esercizi commerciali dell'agro aversano costretti ad usare una sola marca di caffè gradita ai clan camorristici dei casalesi. Lo hanno scoperto i carabinieri di Casal di Principe in provincia di Caserta che al termine di una lunga indagine hanno arrestato due esponenti del clan di camorra Venosa che per conto del gruppo criminale si recavano nei bar per imporre le loro confezioni di caffè e sbaragliare così la concorrenza. Come hanno accertato i militari dell'arma i due con minacce ed atti intimidatori costringevano i titolari dei bar a sottostare a condizioni economiche estremamente svantaggiose per i commercianti ma che garantivano entrate mensili consistenti per i clan. In particolare è stato appurato che i baristi erano costretti ad acquistare almeno una confezione da 50 cialde al mese al prezzo di 50 euro ciascuna mentre la macchina del caffè veniva imposta a 600 euro.

Doppio danno al vecchio distributore – I clan casalesi con l'illecita concorrenza messa in atto sul territorio oltre a danneggiare i baristi avevano anche estromesso dal mercato il precedente distributore, finito quasi sul lastrico. A quest'ultimo infatti i clan avevano procurato un doppio danno, oltre alla mancata vendita dei suoi prodotti i clan avevano anche imposto che lasciasse negli esercizi commerciali le sue macchinette fornite in comodato d'uso ai vari locali pubblici. In una delle intercettazioni compiute dai carabinieri, anche grazie alla collaborazione di alcuni baristi vessati, si sente uno degli estorsori che ordina al vecchio distributore "Devi andare via e le macchinette per il caffè che hai installato le devi lasciare nei bar". I due arrestati, di 45 e 35 anni, ora dovranno rispondere dell'accusa di estorsione continuata e illecita concorrenza aggravata, mentre accertamenti sono in corso sulla dittà prodruttrice del caffé venduto dai clan.

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