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Cambiamenti climatici, già i romani ne sapevano qualcosa: nel II secolo l’estate più calda della storia

La fine dell’Impero romano fu determinata da cause politiche, sociali e, non ultime, da cause ambientali: molti ricercatori hanno confermato che dietro lo stravolgimento politico che portò alla fine di Roma non ci furono soltanto i barbari, ma anche e soprattutto le emergenze climatiche che tornavano a riproporsi ciclicamente. Vulcani, siccità, glaciazioni: furono queste le cause della fine della romanità.
A cura di Federica D'Alfonso
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La caduta dell'Impero romano immaginata da Thomas Cole, nel ciclo pittorico "Il corso dell'Impero" (New York, Historical Society).
La caduta dell'Impero romano immaginata da Thomas Cole, nel ciclo pittorico "Il corso dell'Impero" (New York, Historical Society).

L’emergenza ambientale è diventata una delle tematiche più “calde”, è il caso di dire, del dibattito politico contemporaneo. Ma a ben guardare, anche molto prima di Greta Thunberg, l’uomo si è sempre dovuto confrontare con crisi e stravolgimenti devastanti del clima: per gli antichi romani la questione del “riscaldamento globale” esisteva già, e secondo numerosi studi pubblicati negli ultimi anni fu proprio questa, insieme alle carestie e alle epidemie, a mettere fine all'Impero. Storici del passato come Cassiodoro lo confermano.

Esiste una strettissima correlazione fra i mutamenti sociali e politici e il clima: l’evoluzione naturale dell’ecosistema in cui viviamo ha sempre comportato periodi di cambiamento che hanno poi influito sull'organizzazione della società e sul modo in cui l’uomo si è rapportato ai suoi simili. Nulla di paragonabile al momento attuale ovviamente, provocato in gran parte dallo sfruttamento che l’uomo stesso ha operato per decenni nei confronti della natura. Anche nel caso della scienza però, studiare il passato aiuta a comprendere meglio il presente: è quello che numerosi scienziati hanno fatto più o meno a partire dal 2010, andando a ritroso nella storia e cercando di comprendere il processo attraverso il quale si è giunti alla situazione odierna.

Moltissime riviste di settore, da “Science” al “Quaternary Science Reviews” hanno riportato gli studi che in questi anni sono stati fatti sulla storia del clima del nostro pianeta: la più interessante ed illuminante è quella condotta nel 2011 da un team di scienziati americani che ha analizzato circa 9 mila manufatti e documenti prodotti nell'arco di 2500 anni: durante i periodi di instabilità climatica, è emerso, questa si è sempre accompagnata a fasi di grandi stravolgimenti politici.

L’estate più calda della storia? Durante l’epoca romana

La caduta dell’Impero romano d’Occidente è stata fissata nel 476, anno in cui viene deposto l’ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, e subentra Odoacre. In generale, la storiografia ha sempre identificato nell'invasione da parte delle popolazioni “barbare” la causa principale della decadenza romana: in realtà il processo fu molto più complesso di questo, e quasi sicuramente a giocare un ruolo altrettanto importante fu proprio il clima.

Siccità, caldo estremo (secondo gli studi nel periodo fra I secolo avanti Cristo e I secolo dopo Cristo le temperature erano molto più alte di quelle di oggi), eruzioni vulcaniche sempre più frequenti (sette solo in questo periodo) e conseguente diffusione di batteri e virus devastanti furono i veri distruttori dell’Impero.

Nel VI secolo dopo Cristo Cassiodoro racconta di “un inverno senza tempeste, una primavera senza mitezza e un'estate senza caldo". Ma era stato già molto prima che si era registrato il caldo più caldo mai visto dall’uomo: le cronache degli storici parlano dell’estate del 138 a. C. come di quella più asfissiante che si sia mai conosciuta. Ovviamente fu un fenomeno che non rimase senza conseguenze: ai periodi di forte caldo, seguirono alcune piccole glaciazioni, che contribuirono in modo rilevante a decimare i raccolti e le popolazioni.

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