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Calano ancora le nascite, se il sistema Italia regge è grazie agli stranieri

Cala ancora il numero della popolazione italiana nel 2016. Un dato che sarebbe addirittura drammatico se non ci fossero i cittadini stranieri…
A cura di Redazione Cultura
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Nel 2016 i residenti in Italia sono 60.589.445, in calo di 76.106 rispetto al 2015. È questo il dato che l’ISTAT rende noto con la pubblicazione del bilancio demografico nazionale, che mostra anche la distribuzione su base territoriale e di genere, il movimento naturale della popolazione e il “contributo” determinato dagli stranieri.

Come spiega L’Istat, la “diminuzione della popolazione riguarda fondamentalmente i cittadini italiani (-96.981 residenti) e il calo sarebbe stato ancora più cospicuo se non fosse stato mitigato dall’acquisizione della cittadinanza italiana di una parte sempre più ampia della componente straniera (+202 mila)”.

Dati che acquistano particolare significato se disaggregati su base regionale. Infatti, “la popolazione straniera risiede prevalentemente nel Nord e nel Centro, dove si registra un’incidenza percentuale sul totale dei residenti superiore al 10%”, mentre al Sud la presenza straniera è del 4,2% e nelle Isole del 3,6%. Nel Nord – Ovest, in particolare, gli stranieri residenti rappresentano il 33,8% della popolazione totale.

Vale la pena di sottolineare che il saldo dei flussi migratori è essenzialmente in calo. Sono ben 157 mila le persone che hanno lasciato il nostro Paese nel 2016, di cui 115mila di nazionalità italiana. In questo bilancio c’è poi una forte componente di “cittadini di origine straniera che emigrano in un Paese terzo o fanno rientro nel Paese d’origine dopo aver trascorso un periodo in Italia ed aver acquisito la cittadinanza italiana”.

Le nascite restano il problema principale

L’ISTAT spiega che anche nel 2016 si registra un calo sostanziale delle nascite: continua dunque il trend avviatosi nel 2008, con 12.342 nascite in meno rispetto al 2015. Una problematica che sembra “riguardare” anche la popolazione straniera, la cui crescita era stata invece particolarmente rilevante fino al 2012.

Spiega l’Istituto nazionale di Statistica:

Gli effetti della congiuntura economica sfavorevole sulla natalità vanno a sommarsi nel nostro Paese a quelli strutturali, dovuti alle importanti modificazioni della popolazione femminile in età feconda. Si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi di donne a causa della prolungata diminuzione delle nascite a partire dalla metà degli anni Settanta.

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