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Cade il segreto sulle aziende italiane che usano ingredienti provenienti dall’estero

L’annuncio di Coldiretti che aveva fatto ricorso al Consiglio di stato contro il Ministero della Salute. I giudici hanno stabilito che l’ accesso ai dati sull’importazione di materie prime per produrre prodotti alimentari made in Italy non potrà più essere negato per ragioni di riservatezza delle aziende.
A cura di Antonio Palma
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Niente più segreti sulle aziende italiane che usano ingredienti stranieri pur commercializzando prodotti indicati come made in Italy. Con una decisione a suo modo storica, il Consiglio di stato infatti ha accolto il ricorso della Coldiretti contro il Ministero della Salute che si era opposto alla richiesta di accesso ai dati riguardanti l’importazione di latte e prodotti lattiero-caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti da paesi extracomunitari.  Il massimo organo della giustizia amministrativa in pratica ha stabilito che" la Coldiretti è legittimata a proporre la domanda di accesso e di acquisire i dati per promuovere un controllo diffuso sull’operato degli enti pubblici, per assicurare ai cittadini una partecipazione consapevole alle decisioni pubbliche e, infine, per garantire una completa trasparenza".

Secondo l'organizzazione dei coltivatori diretti si tratta di un risultato storico e che mette "fine all'inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte all'impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti".  Coldiretti infatti ricorda come nel solo 2018 nel nostro Paese vi è stato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all'Unione europea tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell'Unione europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole oltre quattro avvisi su cinque riguardavano prodotti  alimentari che arrivavano dall’estero. In questi casi – precisa la Coldiretti – "le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di individuare e rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio". Senza contare le ripercussioni sull'industria nostrana spesso messa in difficoltà ingiustamente con conseguente perdita di posti di lavoro.

Con questa decisione, secondo Coldiretti, ora sarà possibile lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che fino ad ora erano "ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e nazionali, che, attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agroalimentari”.  La decisione dei giudici riguarda la provenienza di latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi ma, secondo Coldiretti, “il principio deve valere anche per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o per la carne impiegata nei salumi".

"Al Ministero della Salute non resta dunque che dare corso alla domanda di accesso civico che non potrà essere più negato per ragioni di riservatezza dei contro interessati" hanno spiegato dall'associazione, concludendo: "Ora chiediamo al Ministro della Salute Giulia Grillo di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati”

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