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Con Mario Martone c’è un pezzo di Napoli nella prima al Teatro alla Scala

Il regista di “Rasoi” e del “Giovane favoloso” è un eccellenza del teatro e del cinema italiano. Il capoluogo partenopeo, da cui Mario Martone proviene, festeggia il contributo napoletano alla prima di “Andrea Chénier” al Teatro alla Scala di Milano.
A cura di Redazione Cultura
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La Stagione 2017/2018 del Teatro alla Scala  di Milano si apre oggi 7 dicembre alle ore 18 con "Andrea Chénier" di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, con la direzione del Maestro Riccardo Chailly. La serata inaugurale, dedicata alla memoria di Victor de Sabata nel cinquantesimo anniversario della scomparsa, sarà trasmessa in diretta su Rai Uno e su Rai radio3. Quello che in molti non sanno è che la regia della prima alla Scala sarà affidata per la prima volta a Mario Martone, regista molto noto in campo teatrale e cinematografico.

Napoletano d'origine, teatrante universale, regista del rivoluzionario "Rasoi" fino ai più recenti successi nella grande sala come "Il giovane favoloso" e "Noi credevamo", Mario Martone ha sempre avuto un rapporto felice con la Scala e anche con il verismo. Il debutto scaligero avviene nel 2011 con l’accoppiata verista per eccellenza, "Pagliacci" e "Cavalleria rusticana" con la direzione di Daniel Harding: uno spettacolo fortunato ripreso più volte negli anni successivi.

Seguono due titoli verdiani: "Luisa Miller" diretta da Gianandrea Noseda nel 2012 e "Oberto" conte di San Bonifacio diretta da Riccardo Frizza nel 2013. Nel 2016 Martone incontra Margherita Palli per "La cena delle beffe" di Giordano: ne nasce un allestimento originale ed efficacissimo che sposta la vicenda a Little Italy rispettandone però gli snodi drammaturgici.

Ma l’interesse della presenza di un regista come Martone per Andrea Chénier non risiede unicamente nelle sue prove nel teatro musicale: la riflessione su speranze e disillusioni, generosità e tradimenti della rivoluzione attraversa l’affresco cinematografico "Noi credevamo" (2010, vincitore del David di Donatello) che racconta l’ardore mazziniano di un gruppo di ragazzi del Cilento dagli anni ‘20 dell’’800 fino all’Unità, ma anche la recente regia teatrale de La morte di Danton di Büchner (Teatro Stabile di Torino, 2016 – poi in tournée nei principali teatri italiani). E i temi strettamente interconnessi della gioventù e della rivoluzione tornano anche nel prossimo film di Martone, Capri-Batterie, ambientato nei circoli intellettuali comunisti che animavano l’isola negli anni della Grande Guerra.

Andrea Chénier si darà con un solo intervallo e cambi scena a vista che permetteranno di passare dal primo al secondo e dal terzo al quarto quadro senza interruzione. Le scene di Margherita Palli racconteranno la trasformazione politica attraverso il passaggio da un fastoso Luigi XV a strutture architettoniche spoglie ed essenziali non prive di un riferimento a Boullée e Ledoux e all’utopismo neoclassico della fine del XVIII secolo.

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