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Buoni pasto, Qui! group porta i libri in tribunale per l’amministrazione straordinaria

La società ligure al centro delle polemiche perché fornitore dei ticket restaurant per molte amministrazioni pubbliche e incapace da qualche tempo di pagare i suoi buoni agli esercenti, ha presentato istanza di ammissione all’Amministrazione straordinaria ammettendo le enormi difficoltà economiche.
A cura di Antonio Palma
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Come si temeva, alla fine la società dei buoni pasto Qui! Group ha portato i libri contabili in tribunale per chiedere fallimento. La ditta,  che era finita al centro delle polemiche perché fornitore dei ticket restaurant per molte amministrazioni pubbliche e incapace da qualche tempo di pagare i suoi buoni agli esercenti che quindi non li accettavano più, ha presentato l'istanza di ammissione all'Amministrazione straordinaria. Lo ha comunicato lo stesso gruppo ligure, spiegando che la scelta è arrivata "a seguito delle difficoltà riscontrate in questi mesi e al fine di garantire la continuità aziendale" e che "l'obiettivo dell'iniziativa è quello di tutelare i dipendenti dell'azienda, gli esercenti partner della società, i clienti e i titolari dei buoni pasto". La vicenda infatti va avanti ormai da tempo  e proprio a causa dei problemi finanziari del gruppo, la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, di recente aveva annullato la convenzione con l’azienda che aveva vinto gli appalti in diverse amministrazioni pubbliche di regioni come Val d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia e Lazio.

Da alcuni mesi anche la procura di Genova si sta occupando del caso, vagliando l'ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta in un fascicolo  e il reato di truffa allo Stato e la frode in pubblica fornitura in un altro fascicolo di inchiesta. In particolare la Guardia di Finanza a cui sono state affidate le indagini, sta cercando di capire da quanto tempo il gruppo era in dissesto finanziario e se gli amministratori lo hanno tenuto nascosto alle amministrazioni per ottenere il rinnovo dei contratti con la Pubblica amministrazione. La società dal suo canto ha ricordato che proprio i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione ha determinando la crisi di liquidità che si è aggravata fino all'insolvenza. In ballo ora ci sono i milioni di debiti che il gruppo ha con vari esercenti, dalla piccolo negoziate alla grande catena di distribuzione, e soprattutto i tanti dipendenti sparsi nelle varie sedie d'Italia. Anche se dovesse essere accettata l'amministrazione controllata, infatti, si dovrà comunque procedere a un consistente taglio dei costi del gruppo che significa inevitabilmente anche tagli al personale e licenziamenti.

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