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Di Maio vuole cancellare la Buona Scuola: “Non ha nulla di buono”. Ma Renzi la difende

In un’intervista Di Maio ha detto di voler smantellare la riforma renziana della Buona scuola. Per il segretario del Pd si tratta solo di slogan e difende la bontà della riforma: “La critica solo perché l’abbiamo fatta noi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Renzi e Di Maio a confronto sulla riforma della scuola. In un'intervista ripresa dal blog del M5S Di Maio ha dichiarato il suo intento di voler smantellare la Buona scuola, approvata nel 2015 dal governo Renzi. Lo ha dichiarato al sito tecnicadellascuola.it.

L'attacco del leader grillino va innanzi tutto contro quello che secondo lui è un eccesso di potere nelle mani dei dirigenti scolastici, poi critica la chiamata diretta dei docenti e pure i bonus premiali e da 500 euro annui da dedicare alla formazione obbligatoria, perché secondo lui l'aggiornamento dovrebbe confluire direttamente nello stipendio. Ma l'annuncio che fa Di Maio è l'innalzamento possibile delle risorse dedicate all'istruzione: "Nel medio termine vogliamo arrivare al 10,2% del Pil, in linea con la media europea". Dove prenderanno queste risorse? "I nostri programmi di spesa sociale, istruzione compresa, saranno finanziati da un lato con i tagli agli sprechi e alle spese inutili che si annidano nel bilancio pubblico e dall’altro con il maggiore gettito fiscale che il nostro piano di investimenti produttivi produrrà anno dopo anno", ha spiegato. In particolare Di Maio, per recuperare risorse tagliando i costi della politica, ha citato il piano Cottarelli, l'esperto del Fmi, che però prevedeva tagli pure per la scuola: "Taglieremo solo gli sprechi per poter reinvestire i risparmi proprio sull’istruzione. Al piano Cottarelli aggiungeremo anche una revisione delle agevolazioni fiscali che riteniamo ingiuste, le cosiddette tax expenditures". 

Renzi  replica sul suo profilo Facebook, difendendo la Buona Scuola, parlando di investimenti mai fatti prima da altri governi: "Ci sono 132 mila insegnanti che erano precari, che noi abbiamo assunto e che tornerebbero a fare i precari. Ci sono gli aumenti previsti sia dal rinnovo del contratto che dalla Card Docenti che loro considerano mancia elettorale ma che per noi sono importanti. Ci sono gli investimenti sull'edilizia scolastica che sfiorano i dieci miliardi di euro e superano i livelli degli ultimi 30 anni. Ci sono le novità come la scuola digitale o l'alternanza scuola lavoro che aprono il futuro per i nostri ragazzi. Ci sono 700 milioni in tre anni per la scuola dell'infanzia, la Zero-Sei. Tutto questo verrebbe cancellato, anzi smantellato". E in effetti la riforma sulla scuola a Di Maio non piace per vari aspetti, tra cui i trasferimenti obbligati che hanno costretto i docenti ad accettare una cattedra anche molto lontano dal loro luogo di residenza. E quando il giornalista di Tecnicadellascuola.it gli fa notare che lo scopo del reddito di cittadinanza per il M5S è proprio favorire l'occupazione, dal momento che un cittadino non potrà rifiutare un lavoro per più di tre volte per continuare a beneficiare del sostegno, Di Maio spiega che per lui non c'è nessuna contraddizione, perché spostarsi per lavoro deve essere una scelta non un obbligo: "Il nostro movimento ha sempre denunciato il trattamento vergognoso che i docenti italiani hanno subito con la riforma Renzi-Giannini e non abbiamo assolutamente cambiato idea. Per ciò che riguarda la nostra proposta sul reddito di cittadinanza, ribadiamo che la persona che beneficia del reddito si deve rendere disponibile a lavorare presso un Centro per l’Impiego del suo territorio e, se vuole, anche su base nazionale". Il segretario del Pd ammette però che qualcosa nell'algoritmo delle docenze nel Sud non è andato bene.

Per Renzi in definitiva si vuole criticare una riforma solo perché fatta da un esecutivo a guida Pd, perché secondo lui non ci sarebbero le risorse per azzerare la riforma del sistema scolastico: "Solo per coprire altre proposte a Cinque Stelle come reddito di cittadinanza e pensioni occorrono quasi 100 miliardi di euro".

"La polemica di Renzi è totalmente strumentale, il M5S non intende licenziare nessuno dei docenti assunti con la legge 107/2015" – Questa è la risposta del M5S, attraverso i capigruppo, rispettivamente alla Camera e al Senato Daniele Pesco e Vilma Moronese – "Renzi forse dimentica che durante l'approvazione della sua Buona Scuola oltre un milione di docenti e studenti sono scesi nelle piazze italiane, in uno sciopero unitario di proporzioni mai viste prima. Allora il M5S chiese di scorporare il piano di assunzioni – necessario e urgente perché richiesto dall'Europa – dal resto dei provvedimenti riguardanti l'istruzione che andavano discussi dal Parlamento in tempi lunghi e distesi e confrontandosi con il mondo della scuola. Il suo governo invece ha messo due volte la fiducia sulla legge, strozzando il dibattito e partorendo la peggiore riforma scolastica della storia della Repubblica". 

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