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Brindisi, dna fa scoprire i 3 cani che uccisero un carabiniere: denunciati i proprietari

Il cadavere di Vito Zaccaria, maresciallo di 77 anni in pensione, fu rinvenuto il 19 aprile nelle campagne di Francavilla Fontana. Ora sono stati identificati e denunciati i proprietari dei cani responsabili dell’aggressione.
A cura di Susanna Picone
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Immagine di repertorio
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Furono tre cani – due pitbull e un meticcio – ad aggredire e uccidere lo scorso aprile il maresciallo dei carabinieri in pensione Vito Zaccaria, il cui cadavere fu ritrovato il 19 aprile in contrada Capitolo nelle campagne di Francavilla Fontana (Brindisi) dopo che i familiari avevano denunciato la sua scomparsa. A queste conclusioni è giunta la Procura di Brindisi dopo le analisi comparate del dna sui cani e sugli abiti della vittima, che aveva 77 anni. Al termine delle indagini, i proprietari dei tre cani sono stati denunciati per omicidio colposo. Si tratta di un diciannovenne di Francavilla Fontana e a un ventiduenne residente in provincia di Chieti, ma domiciliato a Manduria. Secondo l'accusa i due giovani avrebbero omesso di custodire i cani in un recinto idoneo. Quando il 19 aprile scorso i carabinieri trovarono il corpo senza vita di Zaccaria ipotizzarono subito una possibile aggressione da parte di cani.

I rilievi, eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia unitamente al medico legale incaricato, permisero infatti di accertare segni di parziale sbranamento e morsi su varie parti del corpo dell’uomo. L'ex militare, come raccontarono i suoi familiari, si era allontanato dall'abitazione per gettare la spazzatura nei cassonetti e non era più tornato a casa. Qualche giorno dopo il ritrovamento del cadavere, inoltre, anche una donna di settantacinque anni fu vittima di una aggressione simile nella stessa località. I successivi rilievi hanno consentito di individuare, all’interno di un opificio ubicato nelle vicinanze del luogo dell’aggressione, tre cani di grossa e media taglia, senza microchip, risultati nella disponibilità dei due denunciati. I gravi indizi raccolti dai militari hanno consentito al magistrato inquirente di chiedere e ottenere l'analisi comparata del dna: tracce genetiche degli animali sono state trovate sul corpo del pensionato.

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