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Braccianti costretti a lavorare 17 ore al giorno per un euro: due arresti a Taranto

Trentacinque braccianti venivano costretti a vivere in condizioni definite dai carabinieri “disumane”, lavorando 17 ore al giorno e subendo veri e propri pestaggi se osavano sporgere denuncia.
A cura di Davide Falcioni
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La camerata dove alloggiavano i lavoratori
La camerata dove alloggiavano i lavoratori

Nuovi casi di caporalato in Puglia, dove i carabinieri di Marina di Ginosa, in provincia di Taranto, hanno arrestato il titolare di un'azienda agricola e un suo collaboratore che avrebbe agito come "caporale" per il reclutamento e trasporto di alcuni braccianti.Le accuse mosse ai due sono di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro ai danni di 35 lavoratori romeni che – secondo gli inquirenti – erano occupati senza regolare contratto e costretti a svolgere le loro mansioni in condizioni di sfruttamento, violazione della normativa giuslavoristica e di sicurezza sul lavoro. Contestualmente, i militari stanno eseguendo sequestri preventivi per un valore complessivo di circa 300 mila euro. Le operazioni hanno visto il coinvolgimento di venti militari, un elicottero del 6/o Elinucleo Carabinieri di Bari e una unità cinofila del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno (Bari).

I carabinieri: "Braccianti vivevano in condizioni disumane"

Stando a quanto riferito nel corso di una conferenza stampa dal colonnello Andrea Intermite, comandante provinciale carabinieri di Taranto, i 35 romeni che lavoravano nelle campagne tra Ginosa e Castellaneta "vivevano in condizioni disumane ed erano ridotti quasi in schiavitù". Il datore di lavoro li ospitava in un casolare isolato, senza nessun contatto con l’esterno, sfruttati e sottopagati. La retribuzione, al netto delle trattenute richieste per il vitto, alloggio e viaggio, talvolta non superava un euro al giorno. L'inchiesta a carico dell'imprenditore e del casolare è partita nel febbraio scorso dopo la denuncia presentata, con il supporto della Flai Cgil e della segreteria Cgil di Taranto, da cinque lavoratori (tre uomini e due donne) che erano stati abbandonati da uno dei loro sfruttatori davanti al terminal bus di Porta Napoli. I braccianti hanno così raccontato che erano costretti a lavorare fino a 17 ore al giorno senza diritti vivendo assieme ad altri connazionali in un vero e proprio tugurio.

Spedizioni punitive verso i braccianti sospettati di aver denunciato

Tra gli agghiaccianti particolari emersi nell'inchiesta anche la spedizione punitiva ai danno di un lavoratore e una lavoratrice dopo l’accesso ispettivo dei carabinieri del Nil nel magazzino in cui lavoravano. I due erano sospettati di essere `confidenti´ degli investigatori e a picchiarli sono stati tre connazionali, che hanno causato loro fratture al volto giudicate guaribili in un mese e lesioni al volto e all’addome. L’attività investigativa ha consentito di accertare l’esistenza di un "sistema consolidato di sfruttamento" di almeno 35 lavoratori i quali, una volta reclutati, venivano occupati ‘in nero' in condizioni definite ‘disumane' e in violazione dei contratti collettivi di lavoro nazionali e provinciali.

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