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Bolzano, la piccola di 8 anni morta sullo slittino: “Dovevo morire io, lei era il mio angelo”

Un’intera comunità sotto choc. Intanto la procura di Bolzano indaga: sotto accusa i cartelli scritti solo in tedesco sulle piste al Renon. E la madre — ancora gravissima — ora è indagata per omicidio colposo.
A cura di Biagio Chiariello
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Potrebbe essere, quindi, anche legata alle insufficienti informazioni e al mancatuso della lingua italiana sui cartelli segnaletici la morte di Emily Formisano,la bambina di 8 anni deceduta sullo slittino andato fuori pista due giorni fa a Renon in Alto Adige: questo il motivo che avrebbe indotto in errore la madre della piccola, che ha imboccato la pista nera invece che il percorso per gli slittini. La questione è ora al vaglio della procura di Bolzano che dovrà accertare se le protezioni collocate lungo il tracciato della pista nera riservata a sciatori esperti erano sufficienti. Gli stessi inquirenti hanno iscritto nel registro degli indagati due persone: la madre della bambina, Renata Dyakowska di 38 anni (ancora in gravissime condizioni all'ospedale di Bolzano) e un responsabile della società che gestisce il comprensorio sciistico. L'ipotesi di reato è di omicidio colposo.

Al di là delle ipotesi sulla tragedia, resta il dolore di una famiglia distrutta e soprattutto di un padre, Ciro Formisano, operaio specializzato della Dana Brevini di Reggio Emilia. “Il mio è angelo è morto, perché non sono morto io?” ha esclamato l’uomo quando ha saputo cosa era accaduto, stando al racconto dei soccorritori. La notizia della morte di Emily ha lasciato sotto choc anche la grande comunità dell’ Unione sportiva La Torre di Reggio Emilia, dove vive la famiglia Formisano, e dove la bimba praticava pattinaggio. “Era la bambina che tutti i genitori vorrebbero” racconta Anna Zecchini, responsabile del settore pattinaggio della polisportiva, ancora sconvolta. È toccante anche la testimonianza di Mara Pinotti, ex campionessa di pattinaggio e allenatrice di Emily: “Era un po’ timida, ma aveva un bel sorriso. Aveva un carattere che mi piaceva tanto. Perché, magari, arrivava in palestra con tanti pensieri in testa, poi si metteva i pattini, mi guardava con il suo bel sorriso e vedevo che si trasformava. In pista mi sembrava sempre felice”. Anche i vicini che da anni vivono fianco a fianco con la famiglia Formisano, nella periferia reggiana, sono sgomenti: “Emily a volte portava a spasso i miei cagnolini, amava tantissimo gli animali e aveva la passione per il pattinaggio – racconta una vicina commossa –. È tremendo quanto è accaduto, la madre ripeteva spesso che Emily era la luce dei suoi occhi. Mi auguro che almeno lei (Renata, ndr) si riprenda”.

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