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Boldrini sul caso Regeni: “Verità su Giulio per non perdere la dignità nazionale”

La presidente della Camera, Laura Boldrini, torna a parlare del caso Regeni. In occasione dell’inaugurazione del liceo che il ricercatore italiano ha frequentato, Boldrini ha ricordato l’importanza di fare luce sulla vicenda: “Dobbiamo giustizia ai genitori di Giulio e al nostro Paese”.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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“Dobbiamo giustizia ai genitori di Giulio e al nostro Paese”. Così la presidente della Camera Laura Boldrini è tornata a parlare della vicenda riguardante la scomparsa di Giulio Regeni su il quotidiano il Piccolo. L’occasione è stata la cerimonia dell’inaugurazione dell’anno scolastico del Liceo classico-linguistico Petrarca, istituto frequentato da Regeni per due anni. L’appuntamento prevedeva una lectio magistrali della presidente della Camera sugli articoli 3 e 51 della Costituzione. Presenti anche i genitori del ricercatore italiano, Paola e Claudio Regeni, con i quali Laura Boldrini si è incontrata nel rettorato dell’università di Trieste.

“Non ottenere la verità sul caso Regeni rappresenterebbe una perdita di quella dignità nazionale che si misura anche dalla capacità di farsi rispettare”, ha sottolineato la terza carica dello Stato.

E sulla vicenda che vede il rientro del nostro ambasciatore in Egitto, Boldrini ha ribadito, ai microfoni del Tgr Friuli Venezia Giulia, il suo assenso sulla decisione presa dal governo purché corrisponda alla volontà di impegnarsi per ottenere maggiori chiarimenti: “Molti sono critici rispetto alla decisione del governo di rimandare l’ambasciatore in Egitto. Io mi auguro che questa disposizione corrisponda a una pressione che l’ambasciatore stesso potrà esercitare sulle autorità egiziane per una maggiore collaborazione”. Per poi concludere: “Bisogna andare fino in fondo non solo per i genitori di Giulio, ma anche perché una fetta di opinione pubblica aspetta la verità”.

Perplessità e amarezza sul rientro dell’ambasciatore in Egitto erano state espresse anche dai genitori di Giulio. La sede diplomatica era stata effettivamente riaperta, con l’arrivo dell’ambasciatore Giampiero Cantini a metà settembre, ma la decisione del governo di riprendere i rapporti con il Cairo era stata presa ad agosto. I genitori di Giulio con grande amarezza avevano accusato il governo Gentiloni di seguire “un copione già scritto”. Anche il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, durante un’audizione in commissione Affari Esteri aveva parlato del caso Regeni come “di grave ferita” pur ribadendo però la necessità di riallacciare i rapporti con il Cairo. Ad aggravare la situazione l’arresto, avvenuto a metà settembre scorso, del legale egiziano della famiglia Regeni, Ibrahim Metwaly, con l’accusa di aver collaborato con altre associazioni che si occupano di diritti umani ai danni dello Stato.

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