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Bocciato per troppe assenze, Tar condanna la scuola a risarcirlo: “Troppo severa”

Il piccolo alunno aveva accumulato ben 335 ore di assenza e la scuola lo aveva bocciato. I genitori però avevano fatto ricorso al Tar che, dopo avergli permesso di frequentare l’anno successivo, ha sentenziato che la pena dell’Istituto era troppo severa e che quindi il 12enne può continuare l’anno.
A cura di Antonio Palma
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A causa delle troppe assenze durante l'anno scolastico, i professori in consiglio decisero a fine anno di bocciarlo immediatamente  senza neanche valutare i suoi voti. Una decisione molto grave ma giustificata dal fatto che il piccolo alunno aveva accumulato ben 335 ore di assenza, superando ogni limite previsto dalla legge. Nemmeno questo però, secondo i giudici amministrativi, era sufficiente per poter bocciare il ragazzino che dunque va riammesso e risarcito. E quanto stabilito da una sentenza del Tribunale amministravo regionale di Lecce che, dopo aver disposto lo scorso anno la sospensiva della decisione dell'istituto, ha confermato con sentenza che si era trattato di un provvedimento troppo severo e ha condannato la stessa scuola e il ministero della Pubblica istruzione a pagare le spese legali sostenute dal ricorrente per un importo di 4 mila euro.

La bocciatura disposta dai professori infatti non era piaciuta al piccolo alunno di 12 anni di Gallipoli (Lecce), non ammesso lo scorso anno scolastico alla terza media, e nemmeno ai genitori che avevano deciso di fare ricorso  al Tar. I giudici alla fine gli hanno dato ragione, accogliendo la tesi del legale della famiglia che nella documentazione presentata  aveva evidenziato non solo come il rendimento scolastico del ragazzino fosse superiore alla sufficienza ma soprattutto come le assenze maturate fossero frutto di problemi legati ad una patologia intestinale oltre che alla difficile separazione dei genitori. A tutto questo, secondo l'avvocato, andava sommato il fatto che l'istituto scolastico non avrebbe mai provveduto ad allertare la famiglia delle assenza che il ragazzino stava maturando.

Per il Tar infatti "in presenza  di tali elementi l'ipotesi di una bocciatura andava valutata con particolare attenzione e avrebbe necessitato di una motivazione rafforzata, anche alla luce delle possibili azioni che la scuola avrebbe potuto porre in essere nel caso specifico oltre a quelle consuete (ad esempio mediante comunicazioni alla famiglia o la convocazione dei genitori al fine di rendere noti i rischi di una non ammissione), nell'ambito di un rapporto improntato a reciproca e fattiva collaborazione".

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