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Bimbo di 4 anni morto a Modena, la madre ammette: “L’ho picchiato perché faceva capricci”

La donna di 27 anni, indagata per omicidio, aveva parlato di un malore ma dopo i primi risultati dell’autopsia, che hanno trovato diverse fratture sul piccolo, ha ammesso di averlo picchiato, giustificandosi: “Non pensavo potesse morire per questo”
A cura di Antonio Palma
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Il procuratore Lucia Musti
Il procuratore Lucia Musti

"Volevo che smettesse di piangere, non pensavo potesse morire", così la madre del bimbo di quasi 4 anni morto a Modena nel gennaio scorso avrebbe ammesso ad un mese dal fatto di aver picchiato il piccolo poche ore prima che il bimbo si sentisse male e morisse  durante il trasporto in ospedale. A riportarlo sono i quotidiani locali secondo i quali la 27enne di origini moldave si sarebbe presentata spontaneamente dal magistrato Luca Guerzoni che coordina le indagini rivendendo alcune sue precedenti dichiarazioni

"L’ho sculacciato è vero. Volevo solo che la piantasse di fare i capricci" avrebbe riferito la donna alla presenza dei suoi legali, giustificandosi: "Ho aspettato a chiamare i soccorsi perché vedendolo vomitare pensavo ad un virus che già lo aveva colpito nel mese di Natale. Non pensavo che le sculacciate fossero state così violente". La donna infatti aveva chiamato il 118 raccontando che il figlio aveva accusato un malore a causa di un problema gastrico. In ospedale i medici però hanno notato degli ematomi sul suo corpo e la successiva autopsia ha stabilito che il bimbo è morto per un’infezione collegata alla rottura del mesentere che a sua volta potrebbe essere stato causato da una botta violenta dovuta a percosse.

"Il bambino potrebbe essere morto per sepsi, una infezione determinata dalla rottura del mesentere; pellicola che riveste l’intestino. Il mesentere i è rotto e la rottura del mesentere ha fatto uscire del cibo. La diffusione del cibo avrebbe poi causato l’infezione" ha spiegato il procuratore capo Lucia Musti. La donna, che resta l'unica indagata con l'ipotesi di omicidio preterintenzionale, avrebbe però tirato in ballo anche il compagno,  un cittadino albanese già agli arresti domiciliari per sfruttamento della prostituzione, che avrebbe esortato la donna a "farlo smettere di piangere". Anche per questo gli inquirenti stano cercando di capire se le percosse erano un metodo educativo della coppia nei confronti del bimbo quando questo faceva i capricci e semplicemente piangeva. A sostenere questa ipotesi ci sarebbero anche diverse fratture riscontrare dal medico legale.

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