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Bimba morta durante ablazione del clitoride: fermata la donna che ha effettuato l’operazione

Dopo la morte di Deeqa, la bimba di 10 anni rimasta vittima dell’ablazione del clitoride, la Somalia promette ʽtolleranza zero’ verso le mutilazioni genitali femminili. Il ministro della giustizia ha annunciato che la responsabile della morte della bambina sarà processata. Ed è la prima volta nella storia. Nel Paese africano, il 98% delle donne subisce questa crudele pratica, spesso eseguita senza anestesia e con scarse misure igieniche.
A cura di Mirko Bellis
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È stata fermata e sarà processata la donna responsabile della morte di Deeqa Dahir Nuur, la bimba somala di 10 anni morta per un’emorragia provocata dall'ablazione del clitoride. Ad annunciarlo è lo stesso ministro della giustizia, Ahmed Ali Dahir, durante una conferenza sulle mutilazioni genitali femminili in corso a Mogadiscio a cui hanno partecipato funzionari del governo, leader religiosi e giornalisti. Venerdì scorso, Deeqa è arrivata in ospedale in gravissime condizioni: due giorni prima la madre l’aveva condotta da una donna del suo villaggio per essere sottoposta alla rimozione del clitoride. Un’operazione che – come accade in molti casi del genere – viene praticata senza nessun tipo di anestetico e con scarse misure igienico-sanitarie. “Ci siamo precipitati tutti al pronto soccorso quando abbiamo saputo la sua situazione”, ha detto Abdirahman Omar Hassan, il medico dell’ospedale di Dusa Mareb dove la bimba era stata ricoverata. “Purtroppo aveva perso molto sangue e non è sopravvissuta”.  Dagli esami clinici è emerso che Deeqa aveva contratto il tetano perché gli oggetti usati dalla donna non erano stati sterilizzati. “Non avevo mai visto una mutilazione di quel genere in vita mia”, ha aggiunto Hassan.

La decisione di processare la donna colpevole della morte della bambina di 10 anni rappresenta una svolta “storica” per la Somalia. Sarà infatti il primo processo di questo tipo nel Paese africano, dove la mutilazione genitale femminile è ancora profondamente radicata.

“Questo è davvero un momento decisivo per la Somalia”, ha detto il vice primo ministro, Mahdi Mohamed Gulaid, in un video pubblicato su Twitter. “E’ incredibile che succedano queste cose nel 21˚ secolo e che una bimba muoia a causa di una mutilazione genitale”, ha aggiunto il vice premier somalo.

Ifrah Ahmed, una delle più note attiviste somale che da anni si batte contro le mutilazioni genitali femminili, ha confermato che il ministro della giustizia ha predisposto l’invio di una squadra di investigatori per accertare le cause della morte di Deeqa. “Il ministro ci ha detto di aver aperto il caso a Mogadiscio e che avrebbero indagato anche i genitori”, ha affermato Ahmed. Il padre della bimba, infatti, pur essendo sconvolto per la perdita di Deeqa, ha in qualche modo giustificato la sua morte. “In questa regione le persone accettano la mutilazione genitale – ha dichiarato – abbiamo visto le conseguenze ma questa è la cultura del paese in cui viviamo. Nessuno è responsabile della morte di mia figlia. E’ stato il volere di Dio”.

“La circoncisione delle ragazze è una pratica crudele e degradante, ed equivale a tortura. Pertanto è proibita”, è quanto prevede la costituzione somala. Tuttavia, non esiste una legislazione che punisca coloro che la praticano. O meglio, tutti gli sforzi per far approvare le leggi sono stati bloccati dai parlamentari che temono di perdere i voti di una parte della comunità musulmana che sostiene quel rituale e lo vede come “parte delle tradizioni”. La Somalia è il Paese con il più alto tasso di donne sottoposte all'ablazione del clitoride. In base ad sondaggio realizzato nel 2011 dall'Unicef, circa il 98 per cento delle donne e delle ragazze somale hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale femminile (Mgf).

Una pratica atroce che nonostante gli sforzi degli attivisti in tutto il mondo, continua ad essere considerata come “un rituale di passaggio” a cui, soprattutto con l’arrivo dell’estate, sono obbligate migliaia di adolescenti e bambine. Molte comunità praticano la mutilazione genitale nella convinzione che garantirà la verginità prima del matrimonio e la fedeltà della futura sposa e quindi l'onore familiare. Sebbene le credenze religiose vengano utilizzate per giustificare questa violenza ai corpi delle donne, non esiste nessun precetto o credo che la preveda.

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