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Biennale Teatro 2016: “Bestias” del Baro d’Evel Cirk incanta pubblico e critica

Lo spettacolo inaugurale di Biennale Teatro 2016, “Bestias” del Baro d’Evel Cirk, riesce nel difficile compito di mette d’accordo tutti: il pubblico, accorso numerosissimo grazie a un serrato passaparola, e la critica.
A cura di Andrea Esposito
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Abbiamo seguito la prima settimana del festival Biennale Teatro, a Venezia, che quest’anno ha inaugurato con uno spettacolo circense davvero curioso e insolito, “Bestias” della compagnia franco-catalana Baro d’Evel. Una scelta azzeccatissima che ha riscosso un consenso così fragoroso – trionfali gli applausi a fine rappresentazione – da generare subito un frenetico passaparola. All’uscita in molti si sono affrettati a telefonare ad amici e parenti per dirgli: “Vai subito a comprare il biglietto!”. Non c'è che dire, per un osservatore è un post spettacolo veramente felice e inatteso.

Ma in realtà anche il “prima” già prometteva molto bene. La location, la darsena di Porto Marghera, alle spalle dell’enorme complesso tecnologico Vega, seppur faticosa da raggiungere e infestata dalle zanzare, crea una suggestione “magica”, un clima emotivo alla Fellini: un tendone da circo che si staglia, con la luce calda del tramonto, sullo sfondo delle navi ormeggiate; roulotte e piccole zone di bivacco circondano la struttura. L’odore molto forte – e le tracce qua e là sul suolo – di cavalli e altri animali completano la visione trasportandoci direttamente in una dimensione sospesa, ideale per assistere ad uno spettacolo.

Entrando nel tendone in piccoli gruppi separati, si viene guidati da degli attori attraverso un percorso tortuoso, ricavato intorno alla struttura principale, che poi si apre su un piccolo recinto avvolto di veli bianchi su cui si vede proiettata, dall’interno, l’ombra di un cavallo che gira in tondo. Il tutto tra versi di uccelli e battute beffarde degli attori. Subito dopo si entra in sala e ha inizio lo spettacolo.

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In realtà è un inizio strano, ancora una volta beffardo. Una specie di sfilata un po’ sciatta e casuale di uomini e animali. Prima un cavallo che entra e si ferma, si guarda un po’ intorno e poi attraversa disinvoltamente la scena ed esce. Poi un uomo, una donna, una bambina e infine una gazza che spicca in volo libera. Si va avanti così per un po’ con delle azioni coreografiche finché un attore non recita la battuta che racchiude il senso dello spettacolo: “Tutto succede qui”.

“Bestias” è una festa, un rito collettivo volutamente sgangherato e baraccone, un “gioco” a cui il pubblico assiste in modo attivo, partecipato. È una serie di numeri di acrobazia, canto, coreografia che però non vogliono stupire per la loro difficoltà, per la qualità di esecuzione e per il ritmo travolgente, ma al contrario sembrano mostrare la magia del work in progress, demistificando il rigore e la disciplina previsti in questo genere di spettacoli. È un circo contemporaneo e autenticamente “allegro”, laddove l’immagine del clown rimanda di solito a una gioia malinconica, a una vitalità forzata. Qui invece, forse anche suggerito dalla simbologia del cavallo, tutto è armonico, dolce e lieto.

Ci sono gli animali, come si è detto, ma non sono dei pupi ammaestrati che eseguono azioni a comando, anzi sembrano essere un po’ complici dell’uomo e un po’ anche strafottenti e dispettosi. C’è il numero della gazza che ruba la penna al clown impedendogli di tenere il proprio discorso o la donna che gioca con dei pappagallini tra i capelli che forse sono un po’ ‘scontati’ e già visti. Ma nel complesso la disinvoltura e la leggerezza con cui questa compagnia esplora diversi linguaggi, con un baricentro che potremmo definire di teatrodanza, riesce nella complicatissima missione di mettere d’accordo pubblico e critica, grandi e piccoli. Una bella scoperta davvero.

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