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Biella, cuccioli di cinghiale rimasti senza mamma affidati a una ditta di salumi: è polemica

Polemica nella provincia di Biella per la gestione di cinque cuccioli di cinghiale entrati qualche giorno fa insieme alla loro mamma nel cortile di una abitazione di Bioglio. La mamma è stata uccisa e i figli di pochi giorni sono stati portati in un centro dove vengono allevati cinghiali con fini alimentari.
A cura di Susanna Picone
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Rimasti senza mamma, uccisa davanti a loro, e affidati dalle forze dell’ordine a una ditta di salumi che li abbatterà. Gli animalisti protestano per il destino segnato di cinque cinghialotti trovati in un cortile di una casa a Bioglio, piccolo comune nella provincia di Biella, e poi spediti in un centro dove vengono allevati cinghiali con fini alimentari. Tutto è iniziato venerdì sera, quando i cinque cuccioli di cinghiale insieme alla loro mamma sono stati trovati nel cortile dell’abitazione. I carabinieri intervenuti sul posto dopo l'allarme dato dai proprietari della casa hanno abbattuto la mamma dopo aver tentato inutilmente di farla uscire dal cortile e i cinque figli, di pochi giorni, sono stati catturati dai dipendenti del servizio Caccia e Pesca. “Erano troppo piccoli per sopravvivere – è quanto ha spiegato il dirigente del servizio provinciale Giorgio Mosca –, li abbiamo portati in un centro autorizzato, dove vengono allevati cinghiali con fini alimentari”. L’azienda li dovrà abbattere entro la fine dell’anno. “Può sembrare una decisione dura ma non possiamo da una parte lottare contro la proliferazione dei cinghiali e dall’altra allevarli per poi rimetterli in libertà”, ha aggiunto Mosca.

La polemica: "Affidare dei cuccioli a un mattatoio è inaccettabile" – La decisione ha però scatenato una dura reazione da parte dell’associazione animalista di Biella “Legami di Cuore”. “Affidare dei cuccioli a un mattatoio è inaccettabile – così Alberto Scicolone – chiediamo che i cinque cinghialini vengano tolti immediatamente da quella azienda, altrimenti faremo partire una mobilitazione a livello nazionale. Dei cuccioli andrebbero mandati in un centro per la ripopolazione della fauna selvatica, non condannati a morte. Chiederemo inoltre di verificare con che criterio si decide di sparare a un esemplare femmina che ha partorito da poco, forse si sarebbe potuto salvarla e chiudere la vicenda senza versare del sangue”.

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