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Elezioni politiche 2018

Bersani: “Sì a un Gentiloni-bis dopo il voto per fare una nuova legge elettorale”

Pier Luigi Bersani apre alla possibilità di un governo Gentiloni-bis dopo il voto del 4 marzo, però solamente per una nuova legge elettorale. “Ma non si possono fare inciuci”, avverte l’esponente di Liberi e Uguali.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’incertezza del post-voto rimane uno dei temi centrali nella discussione politica di questi giorni. Ne è consapevole Pier Luigi Bersani che parla degli scenari possibili dopo il 4 marzo e del ruolo che può continuare ad avere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. L’esponente di Liberi e Uguali non esclude l’ipotesi di un Gentiloni-bis: “Se servisse per fare la legge elettorale, si può fare. Ma non si possono fare inciuci – avverte – è come mettere il tappo ad una pentola a pressione”.

Lo scenario post-elettorale è argomento dell’intervista di Bersani a Otto e Mezzo, su La7, anche in merito alla possibilità che siano i Cinque Stelle a chiedere a LeU un appoggio esterno, come Bersani fece – da leader del Pd – nel 2013 con il M5s: “Forse – risponde – Di Maio assomiglia un po’ più ad Andreotti che a Bersani. Con l’impostazione di adesso, di un’alleanza non se ne parla. Devono prima sbrogliarsi alcune cose: vedo un antifascismo pallido, ad esempio”.

LeU può superare il 6%

Bersani, pur non sbilanciandosi troppo, parla del risultato che Liberi e Uguali potrebbe ottenere alle elezioni. “Siamo meglio del 5-6%. Non considero neanche che possiamo andare sotto. Avremo un voto a macchia di leopardo, perché siamo ancora giovani. Non esiste fallimento, qui”, sostiene uno dei leader di LeU. Che si definisce come un esponente della “sinistra di governo: io son sempre qua, son gli altri che si sono spostati”.

Questa idea demenziale di dare del gufo a chi indica un problema – continua Bersani – ha aperto la strada alla destra. Chi governa deve dirlo per primo che c’è un problema, se no ci va un altro su quel problema. Nel Paese ci sono dei problemi, negarlo è stato un errore drammatico. Per il bene dell'Italia il Pd deve cambiare. Vedremo il 5 marzo, ma chi si ritiene di centrosinistra, deve cambiare un po' di cose: basta bonus, basta precarietà e basta disuguaglianze. I voti che prendiamo noi abbassano la percentuale della destra perché sarebbero voti dispersi”.

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