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Berlusconi: “Nessuna alleanza con Renzi nemmeno in caso di scissione del Pd”

In un’intervista, l’ex presidente del Consiglio Berlusconi spiega di non essere interessato a una coalizione di larghe intese con il Partito Democratico per evitare l’ascesa governativa del Movimento 5 Stelle, nemmeno in caso di scissione interna al Pd. “Non credo che l’alternativa sia fra una grande coalizione e il governo dei 5 Stelle, credo che l’alternativa vincente sia un centrodestra di governo, fondato su un atteggiamento responsabile capace di intercettare le paure ma anche e soprattutto capace di dare risposte”.
A cura di Charlotte Matteini
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In un'intervista rilasciata al portale Quotidiano.net, il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi dà un giudizio su quanto sta avvenendo in questi giorni all'interno del Partito Democratico, in cui aleggia sensibilmente il rischio scissione. "Davvero il problema principale dell’Italia è la controversia fra le correnti del Partito democratico?", si domanda l'ex presidente del Consiglio, aggiungendo: "Mentre le condizioni in cui vivono molti connazionali sono sempre più difficili, tutto è incentrato su ciò che avviene nel Partito democratico, sulle probabilità che si realizzi o meno una scissione, sulle tattiche dei diversi capi-corrente. Nessuno sembra preoccuparsi del fatto che tutte queste divisioni hanno un effetto paralizzante per l’attività del governo, e che i problemi veri degli italiani, la povertà, l’immigrazione, il lavoro, la sicurezza, continuano ad essere trascurati. E poi ci meravigliamo del dilagare dell’antipolitica", spiega Berlusconi. Secondo il presidente di Forza Italia, un'eventuale scissione nel Partito Democratico nulla cambierebbe nell'ottica di un'alleanza trasversale PD – FI. "Per l’Italia e per Forza Italia francamente cambia poco. Per il Partito Democratico non so cosa sia meglio; se rimanere nell’eterna ambiguità del legame con un passato che affonda ancora le sue radici nel vecchio Pci, o se ridursi a un mero agglomerato di potere senza un’identità definita. Sinceramente credo che il Pd sconti ora il suo peccato di origine: una fusione a freddo, di vertice, fra storie e tradizioni politiche diverse, tenute insieme solo dalla voglia di conquistare e gestire il potere".

"Io credo che gli italiani siano un popolo troppo saggio e troppo intelligente per consegnare la guida del Paese a chi ha dimostrato di non essere in grado di governare neppure un piccolo comune. Non credo che l’alternativa sia fra una grande coalizione e il governo dei 5 Stelle, credo che l’alternativa vincente sia un centrodestra di governo, fondato su un atteggiamento responsabile capace di intercettare le paure ma anche e soprattutto capace di dare risposte", spiega l'ex presidente del Consiglio, sottolineando che "Renzi ha commesso molti errori, il primo dei quali credere che l’abilità dialettica, la battuta pronta, la sfida continuamente rilanciata, il venir meno ai patti, fossero un buon metodo di governo. In realtà ha dato solo l’illusione della novità, ma ben presto gli italiani si sono resi conto che a questo stile molto personale di governo non corrispondevano i fatti, agli slogan e alle slide non seguiva nessun miglioramento reale delle loro condizioni di vita. Sono state soprattutto due le scelte che si sono rivelate per lui esiziali. Quella di provocare la rottura della collaborazione del cosiddetto Nazareno con Forza Italia e quella del referendum sulla riforma della Costituzione. Ora dei suoi mille giorni non resta nulla. Anzi. La disoccupazione è salita al 12%, la povertà è aumentata, l’immigrazione è fuori controllo, il debito pubblico è salito a 2.210 miliardi e delle sue riforme restano macerie. Vedremo se saprà far tesoro dei suoi errori o se persisterà sulla strada che ha seguito. Certo, difficilmente tornerà ad essere il leader incontrastato del suo partito e della sua area".

Silvio Berlusconi torna a parlare della sentenza della Corte di Strasburgo, la sentenza che entro la fine di quest'anno potrebbe decretare il suo effettivo ritorno sulla scena politica e porre dunque fine alla sanzione dell'incandidabilità intervenuta in applicazione della legge Severino dopo la condanna per frode fiscale del 2013. "Sono stanco, molto stanco, della persecuzione giudiziaria che mi colpisce da quando ho deciso di scendere in politica per salvare il mio Paese dalla presa del potere di una minoranza post comunista. Dopo decine di processi, milioni e milioni di spese giudiziarie, sono arrivati a una condanna assurda e iniqua nel metodo e nel merito, e – grazie a quella – a commettere un abuso ancora più grave: allontanarmi dal Parlamento in forza dell’applicazione retroattiva di una legge, la Severino. Non posso negare di aver avuto la tentazione di lasciar perdere tutto. Ma poi il mio senso di responsabilità ha prevalso. Sono certo che i giudici di Strasburgo decideranno secondo giustizia e non potranno quindi che darmi ragione. Spero che lo facciano anche tenendo conto – nel deciderne i tempi – di qual è la posta in gioco per la democrazia in Italia", spiega Berlusconi.

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