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Berlusconi: “Io presidente della Convenzione per le riforme? Scherzavo”

A Mattino 5 il Cavaliere sembra dare l’estrema unzione alla Convenzione per le riforme costituzionali: “Mi hanno duramente criticato per l’ipotesi di una mia presidenza. Ma io l’ho buttata lì davanti ai giornalisti. La Convenzione è inutile. Meglio seguire l’art. 138 della Costituzione”
A cura di Biagio Chiariello
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Silvio Berlusconi non ha mai puntato veramente ad essere il Presidente della Convenzione delle riforme. Lo ha detto lui stesso a Mattino 5: "Ho visto tutte le critiche mosse alla mia persona sull’ipotesi di una mia presidenza della Convenzione. Ma io l’ho buttata lì, era una battuta, scherzavo arrivando in Senato coi giornalisti”. E chiarisce: "Quando mi hanno chiesto se io avrei potuto presiedere la Convenzione, ho detto ‘certo, io sono il migliore’. Ma scherzi a parte nel ’94 sono stato io il primo a parlare della necessità di riformare la Costituzione e ho le idee chiare”. E così quella che è diventata una questione centrale per la sopravvivenza del Governo Letta, già terreno di scontro politico e mediatico, sembra perdere di colpo importanza.

"La Convenzione non è prevista dalla nostra Carta costituzionale – dice ancora a Mattino 5 -, richiederebbe dei tempi di approvazione che non farebbero altro che allungare il percorso per il cambiamento", ha spiegato il Cavaliere proponendo di seguire, invece, le procedure dell'articolo 138 della Costituzione. "L'Italia non è un Paese veramente governabile" per questo "è necessario cambiare la Costituzione", aggiunge Berlusconi, ridando attualità ad un suo vecchio pallino: quello dei pochi poteri di cui dispone il presidente del Consiglio. Le riforme sono urgenti e si deve perciò dare al premier gli stessi poteri dei suoi colleghi delle democrazie occidentali". Altro problema, sono i tempi lunghi che impiega una legge per essere approvata. Per questo, suggerisce l'ex premier, è necessaria "una sola Camera per approvare le leggi entro 190 giorni". Infine una frecciata agli elettori: "E' auspicabile che nel frattempo anche gli italiani imparino a votare: tutti danno la colpa di tutto ai poveri politici, io non mi ritengo tale, ma gli italiani dovrebbero imparare a votare".

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