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Basta Compiti in vacanza: la petizione di genitori e insegnanti per abolirli

I compiti a casa durante le vacanze sono davvero utili? I ragazzini probabilmente diranno di no, ma a loro si aggiungono anche pedagogisti, educatori e docenti. Lanciata una petizione sul web per abolirli per sempre.
A cura di Biagio Chiariello
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Basta il nome del movimento per far intendere subito l’obiettivo della campagna: “Basta Compiti”. Sembra infatti farsi sempre più numeroso l'esercito di coloro che dicono basta ai compiti a casa nelle vacanze. E attenzione, non vi fanno parte ragazzini indolenti e studenti oziosi, ma insegnanti, pedagogisti, educatori e genitori. In poco tempo, come riportano Repubblica e il Corriere della Sera, il gruppo Facebook a sostegno del movimento ha raccolto oltre quattromila iscritti, con tanto di petizione per chiedere al ministero dell'Istruzione di dire stop ai compiti perché ritenuti "inutili e dannosi".

I compiti a casa sono utili?

Tutto iniziato con una lettera aperta e con un libro di Maurizio Parodi, dirigente scolastico genovese, dal titolo "Basta compiti! Non è così che si impara". Chi dice basta ai compiti nella scuola dell'obbligo argomenta così: "Sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima e non lasciano il segno". Oppure: "sono dannosi perché procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura". Ancora: "costringono i genitori a sostituire i docenti", "vengono dati persino a chi fa il tempo pieno" denunciano.

"Meglio fare altre esperienze, non sui libri"

La tesi, scrive ancora Repubblica, è sostenuta anche da ricercatori come Francesco Tonucci, dell'istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, che rivendica il diritto dei bambini alla semplice libertà di fare ciò che più giusto per sé stessi: "I bambini hanno bisogno di fare esperienze, non di stare su fogli e libri per interi pomeriggi, né di seguire corsi su corsi, dall'inglese alla danza, dallo sport alla musica o di stare davanti allo schermo di un videogioco". Finisce che non hanno niente da raccontare e "la loro infanzia si impoverisce".

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