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Bari, sequestrate 300 pellicce: “Animali probabilmente uccisi in modo cruento”

Secondo i forestali: “La normativa europea vieta l’introduzione e l’uso di pellicce ottenute da animali quali il procione, il coyote, la lince e altre specie provenienti da Paesi che non assicurino la cattura, l’allevamento e l’abbattimento senza l’impiego di tagliole o altri metodi cruenti”.
A cura di D. F.
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Più di 300 capi di abbigliamento, soprattutto coprispalla, tutti realizzati con pellicce provenienti dalla Cina e tutti sprovvisti dell'etichetta che ne indichi le specie animali utilizzate, come previsto dalla normativa dell'Unione Europea. E' il risultato dell'ultimo sequestro dei carabinieri forestali del nucleo Cites, che si occupa di commercio internazionale delle specie animali e delle piante a rischio estinzione. I prodotti sono stati ritirati dal mercato in varie località della Puglia e, una volta venduti, avrebbero fruttato fino a 200mila euro. I militari hanno firmato verbali che vanno dai 100 ai 5mila euro, per un totale di 20mila euro di sanzioni amministrative. "La normativa europea vieta l'introduzione e l'uso di pellicce ottenute da animali quali il procione, il coyote, la lince e altre specie provenienti da Paesi che – spiegano i carabinieri – non assicurino la cattura, l'allevamento e l'abbattimento senza l'impiego di tagliole o altri metodi cruenti".

L'ultimo sequestro giunge dopo le operazioni Racoon e Rascal con cui negli anni scorsi gli stessi militari avevano ritirato dal mercato circa mille capi di abbigliamento griffati. Ma il fenomeno del traffico di animali, vivi e non, appartenenti a specie protette e destinati all'industria della moda "registra ancora numeri elevati".

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