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Bari. La docente presa a schiaffi dalla mamma: “Ora ho paura di tornare a scuola”

La prof insegna nella scuola media San Giovanni Bosco, al quartiere Libertà. Qualche giorno fa è stata presa a schiaffi da una genitrice perché aveva rimproverato la figlia. “Se è un genitore fa qualcosa del genere, significa che non c’è possibilità di emancipazione per questi ragazzi”, dice l’insegnante.
A cura di Biagio Chiariello
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Continua a tener banco il caso dell’aggressione di una mamma nei confronti della docente a Bari dopo che l’insegnante aveva rimproverato la figlia. Ora la professoressa, così come riporta l’edizione di barese de La Repubblica, avrebbe paura di tornare a scuola (la scuola media San Giovanni Bosco, al quartiere Libertà) si è rivolta a uno specialista per capire come superare lo choc. “Voglio rientrare in classe per fare il mio dovere, ma temo per la mia incolumità fisica e chiedo venga garantita la sicurezza di tutti i docenti e la tutela degli alunni” dice la donna. Un consiglio d’istituto straordinario è stato indetto per fare fronte alla richiesta del personale e degli altri genitori di fare chiarezza sullo spiacevole episodio e riorganizzare il controllo all’ingresso e all’uscita dal plesso. “La prossima settimana distribuiremo un vademecum per i genitori, per ricordare le buone regole di un corretto comportamento”, anticipa il preside Giuseppe Capozza.

 “La prima conseguenza di quello che è successo è che temo per la mia incolumità fisica, visto il clima che si è creato. Sto cercando innanzitutto di capire con quali mezzi posso tutelarmi, visto che mi è stato detto che non la passerò liscia. La scuola – spiega la prof – al momento non mi garantisce sicurezza. Ed è passato un messaggio sbagliato: che chiunque ritenga ingiusto un rimprovero nei confronti del proprio figlio può entrare a scuola e picchiare un insegnante, invece che rivolgersi all’istituzione e chiedere spiegazioni di quanto successo. Impossibile per me ora non essere a disagio. E penso anche alla sicurezza degli stessi alunni”.

A seguito dell’aggressione, l’insegnante ha contattato un medico per farsi supportare anche dal punto di vista psicologico. “Credo purtroppo che la prima a essere danneggiata sia stata l’istituzione scolastica. Credo nel valore della scuola, tanto più in un quartiere difficile come Libertà. E credo in quello che possiamo fare per aiutare i ragazzi meno fortunati a cercare forme di riscatto, e le ragazzine a non sentirsi solo contenitori sforna-figli. Mi sono laureata, ho fatto master, faccio la ricercatrice all’università: forse a quella ragazzina il disegno del poligono stellare che stavo facendo alla lavagna non cambierà la vita, ma io parlo anche di informatica, alimentazione, mi rivolgo in inglese agli alunni stranieri sperando che ascoltino anche gli italiani. Se una mamma non apprezza l’impegno di un’insegnante per mantenere ordine in classe, a vantaggio di chi vuole studiare, significa che non c’è possibilità di emancipazione per questi ragazzi”.

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