Bari, giudice assolve “rasta”: “Fuma marijuana perché lo dice la sua religione”
Gli adepti della religione rastafariana "fanno uso di marijuana come erba sacra destinata alla meditazione" e per questa ragione possederne per uso personale non è da considerare un reato. E' quanto afferma il Tribunale di Bari nelle motivazioni della sentenza con cui nell'aprile scorso ha assolto "perché il fatto non sussiste" un tabaccaio di 30 anni di Toritto (Bari) che era stato trovato in possesso di quasi 60 grammi di sostanza stupefacente. L'uomo venne arrestato in flagranza di reato nel maggio dello scorso anno dalla Polizia Ferroviaria: quando per lui scattarono le manette aveva in tasca 8 grammi di cannabis. Nella successiva perquisizione domiciliare i poliziotti sequestrarono nella sua abitazione altri 50 grammi della stessa sostanza. Il 30enne spiegò subito di essere "cultore della religione rastafariana" e, in sede di convalida dell'arresto, il giudice ne dispose l'immediata scarcerazione.
L'uso della marijuana è uno dei precetti del rastafarianesimo
Tra i precetti della fede religiosa del rastafarianesimo c'è anche l'utilizzo della marijuana come erba medicinale, oltre che come erba meditativa, apportatrice di saggezza, ausilio alla preghiera. Le motivazioni fornite dall'imputato, unite all'assenza di elementi dai quali avrebbe potuto evincersi una destinazione allo spaccio della marijuana, come bustine di plastica, scotch o sostanze da taglio, denaro contante in banconote di piccolo taglio, "inducono a ritenere – si legge nelle motivazioni della sentenza – che la droga fosse effettivamente detenuta per uso esclusivamente personale". L'imputato, tra le altre cose, avrebbe citato The Rastafarians-Sound of Cultural Dissonanc, una delle opere di riferimento di tale movimento: "Non puoi cambiare la natura umana, ma puoi cambiare te stesso mediante l'uso dell'Erba. In tal modo tu permetti che la tua luce risplenda, e quando ognuno di noi lascia risplendere la sua luce, ciò significa che stiamo creando una cultura divina".