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Banca Etruria, Boschi: “Anche se mio padre fosse indagato, nessun impatto su di me”

Il Ministro ribadisce che non si dimetterà per il presunto conflitto di interesse nel caso del fallimento di Banca Etruria dove il padre aveva un ruolo di vertice.
A cura di Antonio Palma
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"Se mio padre venisse indagato, come qualunque cittadino italiano dovrebbe trovarsi un avvocato e seguire la vicenda, ma non avrebbe un impatto su di me", lo ha ribadito lunedì sera il Ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, parlando dello scandalo di Banca Etruria e del suo presunto conflitto di interesse per il ruolo di vertice che il padre aveva nell'istituto di credito prima commissariato e poi sottoposto alla procedura del fallimento controllato. Nel corso di un'intervista rilasciata durante il programma de ‘La 7', Otto e mezzo, il Ministro quindi ha sottolineato di non sentirsi in alcun modo coinvolta personalmente nella vicenda che ha visto anche l'intervento del governo con il decreto salva banche.

"La responsabilità penale è personale e un'indagine non è una sentenza di condanna" ha chiarito infatti il Ministro smentendo ogni ipotesi di sue dimissioni dopo ave già ottenuto il voto favorevole del Parlamento durante una richiesta di sfiducia in Aula presentata dalle opposizioni. "La cosa paradossale della vicenda – continua il ministro – è che di tutta la complessità che sta vivendo il sistema bancario italiano si continui a parlare solo e unicamente di Banca Etruria perché mio padre è stato vice presidente senza deleghe per otto mesi" ha proseguito Boschi, aggiungendo: "Credo che mio padre sia una persona perbene che ha accettato quell'incarico pensando di poter dare una mano, su questo non ho dubbi, Se poi dovesse avere delle responsabilità dovrà pagare come tutti". Del resto "mio padre ha gia pagato una multa di 144 mila euro ed è uno dei pochi che ha pagato" ha concluso il Ministro.

Intanto però sul caso Banca Etruria il Movimento 5 Stelle torna all’attacco chiedendo di pubblicare i verbali del Consiglio dei ministri per comprendere il ruolo avuto dalla Boschi nel decreto salva banche che ha riguardato anche l'istituto in cui il padre era vice presidente del Cda. Nella richiesta si ipotizza che i provvedimenti “non si sarebbero limitati a recepire pedissequamente la direttiva Ue, ma avrebbero introdotto disposizioni, non richieste dalla normativa europea, attraverso le quali sembrerebbe che vengano posti dei limiti nel caso di azioni di responsabilità di tipo civilistico, finalizzate ad accertare casi di mala gestio degli amministratori che hanno cagionato danni”, per questo “potrebbe essere stata introdotta una norma in grado di agevolare, tra gli altri, il padre del ministro”.

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