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Bagheria, tangenti al cimitero per un loculo e salme gettate nelle fosse: 10 arresti

Dieci persone sono state arrestate nel corso dell’operazione “Caronte”. Le indagini che hanno avuto inizio nel maggio 2017 hanno consentito di appurare l’esistenza di un’associazione per delinquere attiva nel cimitero comunale di Bagheria, alle porte di Palermo. Il gruppo avrebbe controllato l’andamento delle estumulazioni e tumulazioni.
A cura di Susanna Picone
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Al cimitero di Bagheria, alle porte di Palermo, è stato scoperto un vero e proprio racket legato alle tumulazioni. I carabinieri di Palermo hanno eseguito nell’ambito dell’operazione “Caronte” misure cautelari nei confronti di dieci persone emesse dal gip del tribunale di Termini Imerese (sette persone vanno ai domiciliari e altre tre hanno il divieto di dimora) accusate di associazione per delinquere, corruzione per esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, abuso d'ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale. Le indagini, condotte da maggio 2017 ad aprile 2018 mediante attività tecniche ed acquisizioni documentali nel comune di Bagheria, hanno svelato le atrocità sulle salme e portato i militari a scoprire una banda che lavora al cimitero di Bagheria che controllava le tumulazioni e le estumulazioni per ottenere soldi in cambio dagli imprenditori delle pompe funebri.

Ripetuti episodi di corruzione sarebbero stati commessi da imprenditori locali del settore delle onoranze funebri e cittadini per ottenere una rapida tumulazione delle salme, indipendentemente dall’ordine cronologico di ingresso al cimitero. Così numerosi loculi sarebbero stati “liberati” per fare spazio alle salme “segnalate”. È emerso anche che due soggetti riconducibili alla famiglia mafiosa di Bagheria avrebbero violato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per incontrarsi con altri esponenti mafiosi anche all’interno di una delle principali agenzie funebri del posto. Durante le indagini sono emersi elementi a carico di altre 34 persone, tra cui due funzionari del servizio cimiteriale del Comune di Bagheria, impresari funebri e cittadini, responsabili, a vario titolo, di corruzione, favoreggiamento personale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

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